Tra governo e allievi sono… scintille
Studenti ed ex studenti della Spai replicano al Cantone dopo aver ricevuto una risposta ‘tardiva e automatica’. I ragazzi: ‘Ci sentiamo presi in giro’
Di Daniela Carugati
Si aspettavano, alfine, un riscontro dal governo. Con la stringata missiva recapitata il 18 dicembre scorso per gli alunni ed ex alunni della Spai di Mendrisio, che si riconoscono nel collettivo Scintilla Studentesca, è giunta, invece, l’ennesima delusione cocente. Al di là del contenuto – il Consiglio di Stato (CdS) conferma di non poter aderire alla loro richiesta di riassumere il professor Roberto Caruso –, a lasciare basiti i ragazzi è la forma. Non solo a fare da ‘postino’ allo scritto ufficiale è stato un messaggio automatico di posta elettronica – che non prevede replica –, ma la lettera, datata 17 dicembre, è arrivata il giorno successivo, quindi dopo la risposta consegnata ai granconsiglieri Evaristo Roncelli (Avanti con Ticino&Lavoro) e Claudio Isabella (Centro). Deputati che in ottobre sollecitavano l’autorità cantonale proprio sulla sua intenzione di dar seguito alla perorazione degli alunni del Centro professionale tecnico a favore del docente, prima sospeso poi licenziato. A oltre un anno di distanza per i giovani ce n’è, insomma, a sufficienza per ammettere di essersi sentiti “presi in giro”.
Questione di metodo
Ancora una volta i ragazzi aprono il cuore e chiedono di dare voce alla loro frustrazione. E spiegano di non essere “indignati per il contenuto di un ‘no’, ma per il metodo. Dopo impegno, richieste formali e disponibilità al confronto, il cosiddetto ‘dialogo’ con gli studenti si è concretizzato in una risposta tardiva, automatica, scorretta e priva di qualsiasi confronto reale – scandiscono –. Riteniamo tutto ciò una mancanza di rispetto non solo verso di noi, ma verso l’idea stessa di scuola pubblica e di educazione alla cittadinanza attiva”. Pronti a schierarsi in difesa del loro insegnante di elettrotecnica, in questi mesi il collettivo ribadisce di aver cercato di sciogliere i nodi delle preoccupazioni esternate sin qui in modo “documentato”, e di essersi speso per “una scuola pubblica degna di questo nome”. Le parole del governo, nel dar seguito agli interrogativi di Roncelli e Isabella, sono state percepite come delle porte chiuse. Il Cantone conferma, infatti, di aver risposto di recente alla lettera di studenti ed ex studenti – peraltro imbucata il 26 agosto –, ma formalmente lo ha fatto il giorno dopo l’invio al parlamento. In apparenza un dettaglio, che non è però passato inosservato.
Quella missiva ‘anonima’
Ma c’è di più. Il CdS riafferma la volontà di mettersi in ascolto della voce e anche degli appunti mossi dall’universo studentesco ticinese – citando altresì il Consiglio cantonale dei giovani – e ribadisce che “regolari sono anche i contatti e le risposte inviate dai servizi del Cantone, del Decs (il Dipartimento educazione, cultura e sport) in particolare, in risposta a richieste o segnalazioni provenienti da allieve, allievi o loro rappresentanze”. Poi, però, inserisce un distinguo. “Il Consiglio di Stato – si legge ancora nella risposta ai due deputati – ritiene di principio preferibili segnalazioni e critiche espresse apertamente, anziché in maniera anonima, come nel caso in questione, pur rispettando la scelta di ognuno”. Il riferimento è al collettivo che, va detto, in questi mesi ci ha messo la faccia, come ricostruiscono gli stessi ragazzi, riproponendo la cronologia dei fatti e dei loro interventi nel tempo. Si è palesato nel settembre 2024, quando una delegazione di allievi – come ricorda lo stesso governo – ha incontrato la direttrice del Dipartimento, e il mese successivo, a ottobre, quando si è presentato ai media grazie a un gruppo di portavoce. Una visibilità mediatica, rimarcano studenti ed ex studenti, cercata perché le loro richieste erano rimaste inascoltate.
Il rapporto con i media
Il CdS muove pure un altro rimprovero, sentito come ingiusto, affermando che la missiva, non firmata, è stata “inviata ai media prima ancora che all’interlocutore a cui dovrebbe essere destinata”. Come dire che “pur nel rispetto del principio della buona fede e senza fare un processo alle intenzioni, potrebbe sorgere il dubbio che affrontare e risolvere nel merito le questioni menzionate non sia né l’unico né il principale obiettivo di chi scrive”. La replica di Scintilla Studentesca non si è fatta attendere. “Il Consiglio di Stato – si annota – afferma che la nostra lettera sarebbe stata inviata ai media prima ancora che all’interlocutore istituzionale. Questa affermazione non corrisponde ai fatti. La nostra missiva è stata inviata formalmente al Consiglio di Stato il 26 agosto 2025. Solo in seguito al protrarsi del silenzio istituzionale ci siamo rivolti ai media. La scelta di rendere pubblica la nostra posizione è stata quindi una conseguenza della mancata risposta, non la sua causa. A nostro avviso – si rincara –, lo scritto di evasione non risponde alle domande poste, ma si difende, sposta il piano e chiude il caso senza un reale confronto. Un modus operandi che, nel corso di questa vicenda, abbiamo già sperimentato più volte”. Detto altrimenti, la questione appare tutt’altro che chiusa.
Niente ombudsman
Dal canto suo, il CdS dice di credere nell’efficacia dei canali e degli strumenti a disposizione, che, mirano, si fa presente, a “principalmente prevenire situazioni di disfunzione e comportamenti inadeguati in ambito scolastico”. Forti delle ultime Direttive sui comportamenti inadeguati in ambito scolastico diramate per tutti gli istituti e della creazione nel 2021 di un Servizio di consulenza per situazioni di possibili maltrattamenti o abusi sessuali su minori, a livello cantonale non si ritiene necessario – come chiesto dai granconsiglieri – istituire la figura di un ombudsman o garante. Ciò che conta, si chiosa, è costruire “un solido rapporto di fiducia reciproco”. Rapporto che nel caso dei ragazzi del Cpt sembra proprio essere venuto meno.
LUGANESE / MENDRISIOTTO
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2025-12-22T08:00:00.0000000Z
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