‘Winterland ci ridefinisce Ma occhio all’architettura’
L’ex vicesindaco Giuseppe Cotti, che sollecitò in extremis la Enjoy dopo l’addio di ‘Locarno on Ice’: ‘La crescita dell’evento va accompagnata, non temuta’
Di Davide Martinoni
Winterland? Una «nuova occasione di esposizione internazionale per la città», che entra di diritto nel ristrettissimo novero dei grandi eventi unitamente al Locarno Film Festival e ai concerti estivi; ma anche un’impresa economica che «non potrebbe mai essere organizzata dal Comune da solo perché mancano le risorse finanziarie, tecniche e strutturali»; nonché un ospite del centro urbano, che in quanto tale «riapre il dibattito sul rapporto tra l’evento in sé e gli spazi che occupa, rendendo auspicabile il supporto di una consulenza architettonica». La riflessione ad ampio raggio su presente e futuro della manifestazione invernale più importante del Ticino, e fra le maggiori in Svizzera, è di Giuseppe Cotti, ex municipale di Locarno. Il pulpito di Cotti è quello di chi, con il Municipio di allora, ha accompagnato la nascita di Winterland.
Un passo indietro: 22 agosto 2023, il Film Festival è appena terminato ma il Municipio viene improvvisamente a sapere che “Locarno on Ice” non verrà più organizzato, e questo già dal 2023-24. A Palazzo Marcacci c’è smarrimento perché la pista, nei suoi 18 anni di esistenza, è diventata istituzione e punto di riferimento. Ritrovarsi a piedi tre mesi prima dell’inaugurazione, senza un piano B, è cosa da far sudare freddo. Sindaco Scherrer e colleghi municipali si guardano in faccia: appare chiaro che l’inattività non è un’opzione e che bisogna inventarsi qualcosa. Giuseppe Cotti se ne ricorda bene: «La notizia giunse all’improvviso, avevamo pochissimo tempo e praticamente nessuna alternativa. C’era preoccupazione, è vero, ma per quanto mi riguarda anche curiosità: quella di capire se da un imprevisto potesse nascere qualcosa di nuovo…». Così, a fine seduta, «presi un’iniziativa e lo feci senza informare nessuno, nemmeno il sindaco Alain Scherrer: chiamai Michael Lämmler, che ritenevo (e ritengo) persona con estro, visione, creatività e competenza, per sondare informalmente la sua disponibilità a mettersi in gioco insieme al gruppo Enjoy. Il mio obiettivo come membro del Municipio era appunto trasformare una rinuncia in un’opportunità». E così è stato. L’evento, oggi alla sua terza edizione, ha ulteriormente aumentato il budget (e con esso il rischio d’impresa), paga il suolo pubblico e ha esteso il suo campo d’azione: sia sul territorio digitale (9 milioni di visualizzazioni totali negli ultimi 90 giorni, 90mila interazioni negli ultimi 30 giorni, 22mila follower e oltre 20 influencer tra Italia, Ticino e Svizzera interna), sia su quello reale, concreto, del centro urbano, dove novità significative come la “zipline” e gli annessi in Largo Zorzi non passano inosservate. Di che fare il punto per un bilancio intermedio, guardando al 2026 e oltre.
Giuseppe Cotti, la sua intuizione di allora è oggi un evento di portata internazionale. Sentimenti?
Winterland non è mai stato pensato come una copia del passato. Fin dall’inizio è stato concepito come un evento tecnico, culturale, artistico e professionale. Penso alla collaborazione con il Cisa, che con proiezioni e video-mapping sulle facciate di Piazza Grande introduce una componente visiva contemporanea nel centro cittadino; e penso anche alla collaborazione con l’Orchestra della Svizzera italiana, che porta una dimensione musicale e culturale strutturata. Tutto ciò ci dice che Winterland non è soltanto intrattenimento, ma propone anche contenuti artistici di qualità. Senza dimenticare il coinvolgimento degli istituti scolastici del Locarnese. Nel complesso, è chiaro che Winterland contribuisce a mantenere Locarno animata anche nel periodo invernale, incidendo sulla percezione stessa della stagione in città.
Con conseguenze turistiche oltremodo significative, soprattutto grazie ai social.
Sì, è un elemento oggettivo sottovalutato, ma che merita molta attenzione. Video, contenuti e recensioni provengono da numerosi Paesi, Winterland è diventato un veicolo di visibilità internazionale. Ciò significa che Locarno non è soltanto sede dell’evento: la città viene fotografata, “taggata” e raccontata al mondo come parte integrante dell’esperienza. La manifestazione rappresenta dunque una nuova occasione di esposizione internazionale per la città. Il che non può essere ignorato nelle scelte politiche e organizzative future.
Cosa intende?
Intendo che l’internazionalizzazione porta con sé conseguenze concrete. Quando una città entra in un circuito globale – come già accade con il Locarno Film Festival e con “Moon&Stars” – si rende necessario trovare e accettare nuovi equilibri: nella gestione degli orari, della musica e nell’utilizzo degli spazi pubblici come Piazza Grande e Largo Zorzi. Le opportunità crescono, ma crescono anche le esigenze organizzative. Che piaccia o no, l’apertura internazionale di Locarno comporta un adattamento collettivo: richiede alla città, e a ciascun cittadino, di ridefinire in parte il proprio modo di vivere lo spazio urbano.
E infatti non tutti ci riescono con facilità.
Ovvio, anche perché ogni evento di rilievo non è esente da critiche. A Locarno è sempre stato così e non era diverso nemmeno con “Locarno on Ice”: tutti ricordiamo ad esempio le recriminazioni degli esercenti, che consideravano la manifestazione poco inclusiva. Ogni tanto si sente dire “il privato fa e il privato guadagna”. È una lettura semplicistica che va corretta. La Città si impegna nel supporto amministrativo e operativo, ma bisogna riconoscere che un evento di queste dimensioni non potrebbe mai essere organizzato dal Comune da solo: mancano le risorse finanziarie, tecniche e strutturali. Senza la disponibilità e l’investimento del privato, Winterland non esisterebbe. E quando il privato investe in modo consistente e la collettività ne beneficia in termini di vitalità, immagine, turismo ed economia, allora si parla di una collaborazione che genera valore per l’intera comunità.
Poi c’è il tema, molto dibattuto, dell’inserimento di Winterland nel contesto urbano. C’è già un piano di occupazione avallato dal Municipio e si pensa a una procedura più codificata, con ulteriori linee guida da seguire. È sufficiente?
Non credo, e ho già condiviso la mia visione con Lämmler. In vista delle prossime edizioni sarebbe opportuno che gli organizzatori valutassero il supporto di una consulenza architettonica: a me l’impostazione attuale non dispiace, ma in un contesto così sensibile è importante tenere conto delle diverse percezioni e sensibilità. L’integrazione visiva e funzionale nel cuore della città resta un elemento essenziale, soprattutto se l’evento continuerà a crescere. E questa crescita non va temuta, ma accompagnata. Locarno sta assumendo una dimensione sempre più internazionale e Winterland potrà continuare ad ascoltare, perfezionarsi ed evolvere. Al tempo stesso è necessario riconoscere con realismo che, sul piano turistico e promozionale, il percorso intrapreso ha ormai ridefinito anche la posizione invernale della città: un passo indietro non sarebbe né realistico né coerente con la direzione che Locarno ha scelto, né facilmente comprensibile dall’esterno e dagli attori coinvolti.
LOCARNO E VALLI
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2025-12-18T08:00:00.0000000Z
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