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Tempi ridotti a Visletto: nuovo ponte entro tre anni

Tempi dimezzati con la risoluzione governativa sulla procedura d’urgenza. L’auspicio della Gestione: ‘Non si dimentichino le ditte valmaggesi’

Di Davide Martinoni

Risoluzione governativa per procedere d’urgenza con incarico diretto, ma coinvolgendo almeno 6 offerenti. La Gestione: non dimenticare le imprese locali.

Va bene qualsiasi soluzione che permetta di ridurre al massimo i tempi esecutivi, ma non possono venire dimenticate, per interventi puntuali, le ditte della Vallemaggia. È il contenuto della stringata presa di posizione della Commissione della gestione del Gran Consiglio ticinese sulla risoluzione con cui il Consiglio di Stato, su proposta del Dipartimento del territorio, concede la procedura d’urgenza per la realizzazione del nuovo ponte stradale e ciclopedonale a Visletto.

Niente Legge sulle commesse pubbliche

Scopo della risoluzione governativa è appunto ridurre al minimo indispensabile (2-3 anni anziché i canonici 4-5) i tempi per la realizzazione del manufatto che sostituirà quello distrutto dall’alluvione. In concreto, tale realizzazione non sarà soggetta alle disposizioni della Legge sulle commesse pubbliche, al Concordato intercantonale degli appalti pubblici e alla Legge sulle strade (che verrà seguita, ma a posteriori); quindi la Divisione delle costruzioni potrà procedere con incarico diretto, coinvolgendo però almeno 6 offerenti. In più, “ritenuta l’importanza rilevante delle prestazioni richieste, dei motivi tecnici e organizzativi ad essa correlati”, eccezionalmente si potrà procedere al concorso totale d’appalto abbinando la progettazione, la direzione lavori e l’esecuzione, specifica il punto 3 della risoluzione.

L’appunto della Gestione sulla forma procedurale è minimo ma sostanziale: bisogna “valutare l’inclusione nel bando di concorso di criteri aggiudicativi che permettano di privilegiare, per interventi puntuali, secondo le loro competenze, ditte della Vallemaggia già particolarmente colpite dall’alluvione”. «Semplicemente, visto il contesto, ci sembra opportuno dedicare la giusta attenzione alle ditte della valle, con tutto quello che anche loro hanno subito – commenta a ‘laRegione’ il presidente della Gestione, Bixio Caprara –. È ovvio che i prezzi dovranno essere corretti e serviranno le competenze specifiche. La nostra è una sottolineatura di un concetto che credo nessuno metta in discussione».

Alla base della risoluzione governativa riguardante la procedura d’urgenza vi sono le considerazioni formulate dalla Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio. Che parte ovviamente dal principio, ricordando come nella notte fra il 29 e il 30 giugno 2024 l’evento alluvionale estremo aveva (fra molto altro) fatto crollare il ponte di Visletto sulla Maggia a Cevio, “causando l’interruzione dell’unica via di collegamento con la zona alluvionata e isolando la popolazione”. Nel crollo, ricorda, erano state trascinate nel fiume “anche le canalizzazioni per l’evacuazione delle acque luride, le infrastrutture elettriche, le condotte per l’approvvigionamento idrico e quelle per le comunicazioni”. Già ad agosto il governo aveva autorizzato il Dt a realizzare, anticipandone le spese, gli interventi di sgombero e i lavori di ripristino e messa in sicurezza delle zone alluvionate. In tre settimane era stato così possibile realizzare a Visletto “un nuovo rilevato, una nuova infrastruttura stradale e posare un ponte militare provvisorio sulla Maggia”, che rimarrà in servizio per 2 anni (prorogabili). Le misure d’urgenza (salvo fornitura e posa del ponte militare) erano costate 4,9 milioni di franchi.

La procedura d’urgenza che verrà applicata nella corsa contro il tempo per la realizzazione del nuovo ponte viene giustificata dal Dt sulla base di alcune considerazioni che delineano “l’attuale precaria situazione dell’infrastruttura stradale per le comunicazioni dell’Alta Vallemaggia”. In particolare, i vincoli tecnici (lunghezza della campata) hanno determinato la posa del ponte ad una quota compatibile con una piena centenaria, “ma con un rilevato d’accesso che si trova all’interno dell’alveo del fiume”. Quindi, “questa quota non lo protegge da una nuova piena paragonabile a quella verificatasi il 30 giugno”, scrive il Dt. Che aggiunge come l’attuale capacità di attraversamento, limitata a 32 tonnellate e ai soli veicoli a motore, “impone importanti limitazioni per la popolazione e l’economia dei trasporti della valle”.

L’urgenza del ripristino

Inoltre, “tutte le infrastrutture tecniche per l’evacuazione delle acque luride, l’elettricità e le comunicazioni si trovano attualmente in condotte provvisorie installate sull’ex ponte della ferrovia convertito all’uso ciclopedonale; rispettivamente sono posati cavi volanti posti sopra il fiume”. Pertanto, il ripristino di una situazione normale e definitiva “risulta urgente e di fondamentale importanza per la sicurezza”, sottolinea il Dt. Perché in caso di ulteriori eventi alluvionali “le misure per un nuovo ripristino del transito d’urgenza richiederebbero tempo e risorse quantificabili in 3-4 milioni di franchi”.

Ne deriva che bisogna abbattere i tempi rispetto a quelli usuali per l’ottenimento del credito, la pianificazione e l’autorizzazione a costruire, la messa a concorso, la progettazione e la costruzione del nuovo ponte. Normalmente, tutto compreso, seguendo Legge sulle strade e legislazione in materia di commesse pubbliche, ci vogliono 4-5 anni. Troppi, vista la situazione. Ergo, vi sono tutte le premesse per una procedura d’incarico diretto con un appalto d’impresa totale, per il Dt, ma estendendo eccezionalmente la richiesta ad almeno 6 offerenti, che verranno poi vagliati da una commissione composta da rappresentanti del Dt e consulenti esterni.

A questa soluzione il Dt giunge riflettendo su più elementi. Uno riguarda l’opportunità di “disporre di più soluzioni per il nuovo manufatto vista l’importanza e l’impatto paesaggistico ambientale”; poi c’è “la volontà di permettere a più imprese di presentare un progetto che dovrà avere una durata di vita di almeno 100 anni”; alle imprese dovrà essere permesso di consorziarsi con altri imprenditori, “rispettivamente di affidare prestazioni in subappalto”, coinvolgendo ditte locali – sottolinea il Dipartimento – “quale sostegno alle ditte della valle e di garantire comunque una messa in concorrenza dei prezzi per l’esecuzione”.

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