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Sindacati, politica e cittadini fanno rete

Si è dato vita a un Comitato contro la politica di smantellamento del traffico combinato. Il Sev incontra Zali e Vitta. E a Berna si deposita un Postulato

Di Daniela Carugati

La decisione di Ffs Cargo di riorganizzare il trasporto combinato, facendo pagare un pegno importante al Ticino, non è certo passata sotto silenzio. Questa volta ad alzare la voce non sarà, però, solo il sindacato – il quale ha chiesto subito manforte a Cantone e Comuni –; a farsi sentire saranno pure la politica e la società civile. Mercoledì sera a Bellinzona è nato, infatti, un Comitato misto contro la strategia di smantellamento delle Ferrovie. Per chi, come il Sindacato del personale dei trasporti (Sev), Vslf e transfair, si sta battendo a difesa del servizio ferroviario, quindi del trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia, e dei posti di lavoro, significa poter contare su un alleato prezioso. L’obiettivo dichiarato è quello, infatti, di dare vita a un movimento di opinione e di opposizione per far capire ai piani alti la posta in gioco. Ma soprattutto che a livello ticinese non si intende accettare supinamente di veder cancellare dalla rete ferroviaria due terminali come Cadenazzo e Lugano-Vedeggio e dalla forza lavoro di Ffs Cargo 40 posti, a cui si teme ne seguiranno altri.

Una tale mobilitazione, del resto, non era scontata. Ma rincuora tanto il fronte sindacale che quello dei lavoratori. Ieri, infatti, il Sev ha lasciato il tavolo dell’incontro con Claudio Zali, a capo del Dipartimento del territorio, e Christian Vitta, direttore del Dipartimento finanze ed economia, fiducioso che anche il Consiglio di Stato imbucherà la sua missiva all’indirizzo del consigliere federale Albert Rösti. «L’impressione – ci dice il segretario sindacale Thomas Giedemann – è che ci sia questa volontà». Ritrovarsi faccia a faccia con i rappresentanti cantonali è stato importante in questa fase. «In effetti, abbiamo potuto esporre la realtà della situazione – sottolinea Giedemann –. Ci hanno comunicato che di diversi aspetti di cui abbiamo dato conto non erano a conoscenza. E ci hanno chiesto, quindi, di mettere nero su bianco tutte le informazioni in nostro possesso. Di sicuro potranno essere una base utile di confronto con le Ferrovie». Ffs che la settimana prossima il governo incontrerà in una delle riunioni regolari in calendario. Il Sev non ha mancato, in ogni caso, di ribadire altresì la sua preoccupazione per il destino delle officine di Chiasso, sullo sfondo il progetto ‘Genesis’ che prevede di tagliare almeno 440 posti di lavoro entro il 2030 a livello svizzero in tutti i settori.

Pronti a mobilitarsi

L’appuntamento con l’autorità cantonale è stato preceduto, come detto, da un altro colloquio allargato tra la politica, a vari livelli istituzionali – comunale, cantonale, con diversi granconsiglieri, e federale –, il mondo sindacale e la società civile. Un momento che, anche agli occhi del segretario sindacale del Sev, si è rivelato «interessante». Quello ricevuto, ci conferma, è «un sostegno importantissimo all’impegno sindacale per cercare di porre rimedio a questi progetti scellerati». A mettere la proverbiale pulce nell’orecchio dei parlamentari è stato il Vslf, presente all’esterno di Palazzo delle Orsoline in occasione dell’ultima sessione del Gran Consiglio. In concomitanza a Berna al congresso Sev, presente il capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni Rösti, si lanciava, annota Giedemann, un «segnale d’allarme al massimo responsabile politico di Ffs Cargo» e si inscenava da parte proprio del personale ticinese un corteo funebre per la dipartita di Ffs Cargo. Al Ticino, a questo punto, non rimane che appigliarsi al progetto su cui confermano di puntare le Ferrovie, ovvero la direttrice Dietikon-Stabio, base nel Sottoceneri appunto il terminale privato di Stabio, di proprietà della Magazzini generali-Punto Franco Sa.

Nel frattempo, si allunga la lista dei Municipi che hanno raccolto l’appello del Sev e, presa carta e penna, si sono rivolti direttamente ad Albert Rösti affinché a livello federale si inverta la rotta e si riconsideri la strategia messa in campo da Ffs Cargo. A far sentire la loro voce a oggi sono, infatti, gli Esecutivi di Chiasso, Balerna, Coldrerio, Morbio Inferiore, Stabio e Val Mara, oltre al gruppo dell’AlternativA di Mendrisio. Ieri, giovedì, contro lo smantellamento della rete del traffico combinato si è aggiunta anche la presa di posizione di Mendrisio e, nel Sopraceneri, di Biasca.

Un Postulato per Berna

A temere gli effetti della scelta operata dalle Ferrovie, del resto, sono pure i deputati ticinesi al Consiglio nazionale, i quali assieme a un’altra trentina di colleghi nei giorni scorsi hanno depositato a Berna un Postulato, primo firmatario il socialista Bruno Storni, che chiama il Consiglio federale ad analizzare la situazione e a ragionare sul futuro della politica di trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia sull’asse transalpino. Da rispettare, in effetti, c’è il patto stretto con il popolo nel 1994 sottoscrivendo l’Iniziativa delle Alpi, i cui propositi sono ancorati nella Costituzione. Obiettivo, sin qui mai raggiunto – e che, anzi, si sta allontanando –, avere un tetto massimo annuo di 650mila camion attraverso le Alpi. Negli ultimi 2 anni, rimarcano Storni e colleghi, si registra “una preoccupante inversione di tendenza da 880’000 a 960’000”. Non solo, le decisioni recenti, a cui si somma la scelta di chiudere anzitempo l’autostrada viaggiante, si annota ancora, “lasciano presagire che nel 2025 si ritornerà al milione” (inteso di Tir). Insomma, “in un periodo di diminuzione generale della domanda cresce in cifre assolute la strada”. Tutto questo nonostante gli sforzi profusi in questi anni, a cominciare dalla Tassa sul traffico pesante e AlpTransit.

Quali sono, però, gli aspetti che sembrano remare contro? Storni individua la “qualità della rete ferroviaria tedesca” che, visti i cantieri in corso e una capacità insufficiente, porta a rendere “la ferrovia meno concorrenziale”. Poi c’è il nodo del traffico su gomma. “Anche sulle strade europee – si rimarca nel Postulato – troviamo cantieri, ingorghi che ritardano spedizioni, ma si parla di prezzi in diminuzione dovuti a vari fattori”. Esemplificando, si rende noto come in Polonia, dove si conta la flotta più grande in Europa, “la retribuzione base media dei conducenti professionisti nel 2023 era di circa 1’189 euro al mese; economie di scala del trasporto stradale che influiscono fortemente sulla concorrenza al trasporto ferroviario, ostacolando la politica di trasferimento svizzera e invalidando gli investimenti fatti”.

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2025-06-27T07:00:00.0000000Z

2025-06-27T07:00:00.0000000Z

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