‘Giorno triste’: Sintetica ristruttura e licenzia
Inizio d’anno in salita per l’azienda farmaceutica, che taglia 15 posti di lavoro, e il Sindacato Ocst. Le ragioni della crisi finanziaria? ‘Difficoltà sul mercato Usa’
Di Daniela Carugati
La Sintetica che ha riaperto i battenti dopo le Festività, non è più la stessa azienda che solo qualche tempo fa era in cima alla considerazione della Confederazione, quale realtà produttiva vitale per il Paese nell’approvvigionamento di medicamenti. Il 2025 porta con sé, infatti, l’annuncio di nuovi tagli sul personale: a ricevere la lettera di licenziamento saranno 15 collaboratori. Sin qui non si è precisato in quale ambito dell’industria locale si andrà a tagliare. Di fatto i dipendenti dell’industria farmaceutica di Mendrisio verranno ridotti di quasi un decimo a fronte dei circa 200 posti di lavoro che oggi si contano in sede. È questo il pegno da pagare alla crisi finanziaria nella quale la società, dal 2019 nelle mani del fondo di private equity francese Ardian, si è ritrovata. La stessa società riconosce che “si è appena concluso un 2024 difficile”. Di certo quella, di ieri, commenta il segretario regionale dell’Ocst Giorgio Fonio, è stata «una brutta giornata». Che il nuovo anno, d’altro canto, avrebbe portato dei cambiamenti, anche dolorosi, era già nell’aria da un po’. La comunicazione ufficiale dei vertici è giunta comunque come una doccia fredda sulle maestranze riunite ieri a gruppi fin dal primo pomeriggio per sentire dalla bocca dei vertici lo stato dell’arte dell’azienda. L’incontro con tutti i collaboratori è stato preceduto dal faccia a faccia tra i quadri di Sintetica e i rappresentanti dell’Ocst. Sindacato rappresentato dal segretario regionale Giorgio Fonio, dal vice segretario regionale Nenad Jovanovic ed Evaristo Roncelli, con il quale si apre ora un dialogo e la contrattazione attorno a un “piano di ristrutturazione” che comprende in particolare il “ridimensionamento di alcuni benefit” – che l’azienda intende congelare o in ogni caso ridurre –, approccio con il quale si intende “contenere il più possibile l’impatto sul personale”. Negli intendimenti del sindacato vi è ora l’avvio di una procedura di consultazione, che segna una breve stagione di incontri, che si concluderà alla fine del mese. La prima mossa, comunque, l’ha fatta Sintetica, mettendo sul tavolo “un ampio piano sociale”. Strumento che preannuncia “un percorso di sostegno ai collaboratori in cerca di lavoro, importanti aiuti finanziari per le persone toccate dalle misure e ulteriori prestazioni in caso di cessazione volontaria del rapporto di lavoro”. A chi resta, si fa sapere, verranno adeguati integralmente i salari all’evoluzione dell’indice dei prezzi al consumo (+0,7%).
Fonio, Ocst: ‘Una notizia che fa male’
La proposta del piano sociale è stata accolta in modo positivo dall’Ocst. Le discussioni, che entreranno già nel vivo questa settimana con un incontro con la Commissione del personale, ripartiranno da lì, dal piano di ristrutturazione e dal margine esistente per agire sulle disdette annunciate. «Non c’è dubbio l’8 gennaio è stata una giornata triste – annota Giorgio Fonio –. Speravamo, insomma, in un inizio d’anno diverso. Una notizia del genere, infatti, fa male pensando alle ricadute che avrà sul personale e sulla nostra regione. Del resto – rimarca ancora il segretario regionale Ocst –, eravamo abituati a parlare di Sintetica in altri termini e a fronte di contesti differenti. Invece, ci troviamo ad affrontare 15 licenziamenti solo a Mendrisio e un’altra serie di misure volte al contenimento dei costi». Con questo spirito il Sindacato si siederà al tavolo del confronto per ragionare, punto per punto, sulle proposte avanzate dall’azienda. «Tutto ciò con l’obiettivo di ridurre al minimo i disagi e offrire delle garanzie ai dipendenti». Vi è un margine di manovra? «La situazione – ci risponde Fonio – preoccupa tutti. Dovremo capire se c’è modo di intervenire e come sulle disdette. I vertici su questo aspetto sono determinati. Adesso avremo qualche settimana per lavorare e fare delle controproposte».
Un cambio di rotta
Per Sintetica è arrivata, dunque, la resa dei conti? Sin dall’ottobre scorso dentro l’azienda farmaceutica, peraltro storica (e pluricentenaria) per il Mendrisiotto, tirava aria, come detto, di riorganizzazione. Dopo gli undici posti di lavoro persi alla fine del 2023 – sui 200 presenti a Mendrisio e i 300 globali, sommando la sede di Neuchâtel –, e dopo la sostituzione nel corso del 2024 di alcuni dei vertici, alla fine dell’anno scorso erano state avviate nuove analisi in vista di definire le strategie future. Si è ben presto capito, quindi, che il mese cruciale per l’avvenire dell’azienda sarebbe stato il gennaio 2025. In effetti, il cambio di rotta aziendale non comporterà al momento un intervento sulle due linee produttive esistenti, ma prevederà tutta una serie di misure di “efficientamento dei processi produttivi” e, appunto di “ridimensionamento della struttura dei due siti”, con lo ‘snellimento’ dell’organico e “l’assorbimento di alcune posizioni ricoperte da lavoratori temporanei”, riportando, in buona sostanza, Sintetica alla situazione del 2019. Quindi all’anno che ha segnato l’arrivo di Ardian quale azionista di maggioranza, prospettando un piano di investimenti da 60 milioni di franchi in quattro anni.
L’impatto su Couvet
Sullo sfondo, del resto, a non promettere nulla di buono vi erano già una serie di eventi. Ovvero, i problemi incontrati con la società insediata negli Stati Uniti nel luglio del 2022 a Princeton (New Jersey); le voci che si sono rincorse attorno al sito industriale di Couvet, preludio, come si è visto, a provvedimenti più draconiani, a cominciare (da nostre informazioni) dal licenziamento (recente) del direttore. E questo dopo aver ristrutturato e riammodernato lo stabilimento fra il 2014 e il 2022, sino al riconoscimento nel 2023 ricevuto dalla Food and drug administration, che ha aperto così il mercato americano. A proposito di Couvet, lì l’operazione di ridimensionamento porterà via quasi la metà dei posti di lavoro: 40 sul centinaio originario. E spalanca la porta a una ridda di interrogativi: quale sarà, per cominciare, l’impatto sulle due linee produttive romande?
‘Colpa’ della piazza americana
E proprio le difficoltà incontrate nell’accesso al mercato americano – con il ritardo nella registrazione dei propri prodotti –, sommate alle condizioni quadro – “peggiorate” – e a un “contesto concorrenziale particolarmente sfavorevole”, vengono indicate come le ragioni chiave per questo stato di cose. Ora con queste contromisure l’azienda conferma in una nota – a cui seguirà un silenzio stampa sino alla fine della procedura di consultazione – di voler “garantire solidità e continuità alla storia ultracentenaria dell’azienda ticinese preservando il proprio rilevante potenziale di ricerca e di sviluppo di prodotti innovativi”. L’avventura a stelle e strisce ha convinto, si sottolinea nella nota, a realizzare negli ultimi cinque anni “ingenti investimenti con l’obiettivo di affermare la propria presenza sul mercato diretto statunitense”. Ora, si rilancia, “il mancato conseguimento degli obiettivi prefissati spinge ora l’azienda a riconsiderare in modo approfondito la propria strategia commerciale negli Stati Uniti”. Una dinamica complessa che, si ribadisce, ha avuto delle “ripercussioni sullo stato economico-finanziario dell’azienda”. La reazione del Ceo Hubert Puech d’Alissac, ieri a Couvet, è affidata alla comunicazione ufficiale. L’amministratore delegato conferma che “la proposta di misure da discutere con i partner sociali mira a stabilizzare e a consolidare la struttura aziendale per restare leader sui mercati di riferimento. Crediamo fortemente nella piazza di ricerca e di produzione svizzera”. Non rimane che attendere gli sviluppi.
MENDRISIOTTO
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2025-01-09T08:00:00.0000000Z
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