Per i dipendenti della Città la pensione si assottiglia
Le critiche all’Istituto di previdenza da parte dei sindacati e della Commissione del personale. Convocata un’assemblea per affrontare la questione
Di Serse Forni
Il calo delle rendite viene criticato da sindacati e Commissione del personale, che convocano un’assemblea. L’Istituto di previdenza spiega: ‘Decisione presa nel 2020 per risanare le finanze’.
Pensionati con il portamonete sempre più leggero: è questa la prospettiva per i dipendenti della Città di Locarno, dove le rendite sono calate del 26 per cento nel giro di pochi anni. La segnalazione giunge dalla Commissione del personale e da tre sindacati (Ocst, Vpod e Sit), che tramite un comunicato stampa denunciano una situazione allarmante: “Dopo una prima decurtazione avvenuta nel 2012, tra il 2022 e il 2025 il Consiglio d’amministrazione dell’Istituto di previdenza dei dipendenti del Comune di Locarno (Ipcl), ha ridotto il tasso di conversione in modo scalare dal 5,85 al 5,03 per cento, assottigliando ulteriormente le rendite pensionistiche del 14 per cento – si legge nel testo inviato ai media –. Il risultato dell’operazione contabile è una perdita secca del 26 per cento di rendita in poco più di dieci anni. Questo è stato fatto senza nessuna consultazione dei lavoratori e senza mettere in atto nessuna misura di compensazione per evitare il peggioramento delle prestazioni di vecchiaia”. Sindacati e Commissione del personale portano un esempio concreto: “Un lavoratore che a 65 anni aveva accumulato un avere di vecchiaia pari a 500mila franchi, nel 2022 andava in pensione con una rendita di 29’250 franchi annui, grazie al tasso del 5,85 per cento; un suo collega con lo stesso capitale che avrà 65 anni nel 2025 andrà in pensione con 25’150 franchi (tasso del 5,03 per cento); una perdita secca a vita di oltre quattromila franchi all’anno. È inaccettabile”.
L’Ipcl assicura tutti i dipendenti del Comune, circa 500 persone attive, e versa rendite a 250 beneficiari. Il 25 novembre, in assemblea, verrà eletto il nuovo Consiglio di amministrazione e saranno nominati pure i rappresentanti dei lavoratori all’interno del Cda: “È l’occasione per tematizzare la questione e per fermare la diminuzione delle rendite pensionistiche proponendo delle misure di compensazione per recuperare quanto perso negli anni”.
Per formalizzare le rivendicazioni da portare il 25 novembre all’Ipcl, la Commissione del personale (Omar Galli), i Sit (Mattia Bosco), l’Ocst (Diana Camenzind) e il Vpod (Stefano Testa) propongono un’assemblea del personale martedì 19 novembre, alle 17.15, nella sala del primo piano del Palexpo (ex Fevi).
‘È una decisione presa nel 2020 e fino ad oggi nessuna obiezione’
Per chiarire gli aspetti sollevati da sindacati e personale ci siamo rivolti al presidente del Consiglio di amministrazione dell’Ipcl, Rodolfo Huber, rappresentante degli assicurati (quindi dei dipendenti). «La decisione di ridurre progressivamente il tasso di conversione risale al 2020 – afferma –. L’abbiamo presa su consiglio degli specialisti con l’obiettivo di garantire, in primo luogo, l’equilibrio finanziario della cassa, che è in sottocopertura. Contemporaneamente abbiamo messo in atto diverse misure di risanamento, che proseguiranno ancora per anni. È vero che il Cda non ha avviato una procedura di consultazione con gli affiliati, ma è altrettanto vero che in qualità di presidente nelle assemblee ho proposto delle relazioni dettagliate, spiegando con chiarezza e trasparenza cosa stava succedendo, quali erano le misure che avevamo intenzione di adottare e quali le prospettive. Abbiamo fornito informazioni esaustive e corrette per non illudere nessuno. Va detto che la partecipazione alle nostre assemblee è sempre stata piuttosto timida e che negli ultimi anni non sono mai state sollevate obiezioni». In altre parole nessuna osservazione particolare è giunta dai dipendenti, ma neppure dalla Commissone del personale o dai sindacati.
Nel tempo sono state formulate proposte per l’adozione di misure compensative, capaci di portare a una minore riduzione delle rendite? «Certamente. In particolare erano state avviate trattative con il Municipio, ma senza ottenere l’esito sperato. Una nostra proposta prevedeva un’iniezione di 15 milioni di franchi nella cassa: un risanamento che ci avrebbe dato un po’ di agio, permettendoci di alleviare le misure a carico degli assicurati. A quel momento i tassi erano negativi e l’operazione era fattibile. Forse se a quel momento la Commissione del personale e i sindacati si fossero fatti vivi appoggiandoci, avremmo ottenuto un risultato diverso». Ma c’è di più: «Abbiamo pure comprato il terreno, che prima era in diritto di superficie, sul quale sorgono gli edifici di nostra proprietà, che mettiamo a reddito. Il Cda ha adottato soluzioni pragmatiche, potendo però contare solo sulle proprie forze. Essendo il nostro un ente autonomo, il Municipio cittadino, per scelta politica, ha deciso di non intervenire».
Huber, che si sta avvicinando all’età del pensionamento, nel corso della prossima assemblea lascerà la presidenza: «Compito del Cda – conclude – è mantenere l’equilibrio finanziario della cassa. Negli ultimi anni sono stati fatti dei tentativi, ad esempio con la richiesta (respinta) di risanamento rivolta al Municipio. Nuove misure compensative a mio avviso sono ipotizzabili, ma con il sostegno del datore di lavoro. Sono convinto che il Cda, quello attuale ma pure quello che sarà nominato dall’assembla del 25 novembre, sarebbe ben felice di migliorare la situazione degli assicurati e in questo senso c’è unità di vedute. Ci siamo però sempre arenati al momento del dialogo con il Municipio, anche perché non avevamo alle spalle il sostegno evidente da parte della Commissione del personale o dei sindacati».
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