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Cuoco fa la spesa a Manno, torna e viene multato

Trasporta merce con l’auto ‘italiana’: cabotaggio violato

Di Alfonso Reggiani

Convive con una sensazione di sconforto Nicola

Brilli, titolare del Grotto ticinese a Cureglia, dopo quanto gli è capitato lo scorso 7 marzo, quando fuori dall’esercizio pubblico ha visto agenti della Dogana svizzera che stavano perquisendo la vettura del suo dipendente, al quale hanno prospettato una violazione delle norme sul cabotaggio. «Sono intervenuto, cercando di far capire agli agenti che ero stato io a incaricare il responsabile della cucina di recarsi con il suo veicolo privato a Manno, alla Prodega (la società attiva nel commercio all’ingrosso di generi alimentari destinati in particolare a ristoranti e alberghi), per acquistare merce, di cui avevamo bisogno urgente ed era destinata alla mia attività». Eppure non c’è stato nulla da fare. «Non ero per nulla convinto, ma ho pagato io la multa di duecento franchi e altri 360 per lo sdoganamento dell’auto del mio dipendente che è stato scortato fino a Bioggio – dichiara il titolare del grotto –. Infatti, il capocuoco attivo nel mio ristorante non svolge attività di trasporto di merci per conto di un’altra impresa. È un frontaliere che transita ogni giorno dalla dogana e non dichiara il suo veicolo perché fa il cuoco di mestiere. Ha acquistato merce, con tanto di scontrino, pagata in franchi, che ha portato al ristorante, dove lavora». Solitamente le forniture di merce al ristorante arrivano tramite ditte del settore, ma capita di aver bisogno urgente di alcuni alimenti. Questa storia inverosimile è andata di traverso a Nicola Brilli, che ha scritto una lettera, contestando i provvedimenti, al consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, che ha risposto di non avere competenza in materia e ha girato la questione all’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc).

Avvisati popolazione ed esercenti

Il titolare dell’esercizio si aspettava comprensione da parte dei funzionari dell’Udsc. Invece no. La risposta dei funzionari dell’Ufficio federale è stata chiara: “Il signor X ha utilizzato il proprio veicolo privato, immatricolato in ltalia e non sdoganato in Svizzera, per acquistare merce al Prodega, trasportandola successivamente al grotto situato a Cureglia per conto della vostra azienda; poi è stato fermato al grotto per un controllo da parte di agenti dell’Udsc e multato per violazione delle norme sul cabotaggio (trasporto di merci con veicolo immatricolato all’estero; multa di 200 franchi). Inoltre, il veicolo è stato immesso in libera pratica (riscossione di dazio e Iva per un importo totale di 357,85 franchi)”. Insomma, seppur incaricato dal gerente, il capocuoco frontaliere non avrebbe dovuto recarsi alla Prodega con la sua auto: «Mi è stato detto che dovrei avere un veicolo commerciale immatricolato in Svizzera per questi trasporti», dice sconsolato Nicola, secondo il quale la normativa è un’assurdità che, invece di agevolare il settore della ristorazione, sembra piuttosto ostacolarlo con regole rigide e poco sensate. «Fatico a comprendere la ragione che ha dettato questi articoli di legge e perché quanto mi è capitato rientra nella casistica. Non è certo in questo modo che si combatte il cabotaggio. Ho deciso di parlarne pubblicamente per rendere attenti la popolazione e gli esercenti ticinesi affinché evitino questo tipo di sanzioni». Dal canto suo, appare sorpreso e sbalordito anche il presidente della GastroTicino Massimo

Suter, quando gli riferiamo questa informazione. In qualità di esercente e imprenditore Suter ritiene la «decisione assurda, forse dettata da un eccesso di zelo, perché se il dipendente si reca alla Prodega e torna con tanto di scontrino svizzero alla mano, non vedo dove sia il problema. Dovrei poter chiedere al mio dipendente di andare a comprare merce in Svizzera senza incorrere in sanzioni che considero fuori luogo. Quell’articolo di legge andrebbe perlomeno rivisto».

LUGANO E DINTORNI

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2025-03-29T07:00:00.0000000Z

2025-03-29T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281698325552118

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