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‘Le Ferrovie rassicurano, la realtà sul campo è un’altra’

Il Comitato contrario allo smantellamento di Cargo

‘Sale la tensione attorno alla nuova politica sul traffico delle merci su rotaia. Dopo le dichiarazioni di lunedì delle Ffs, scese in campo a difesa della loro riorganizzazione, la reazione del Comitato deciso a opporsi allo smantellamento della rete del trasporto combinato non si è fatta attendere. La comunicazione delle Ferrovie, con tutta evidenza, si rimarca in una nota, “preoccupate” per la nascita di un fronte che riunisce sindacati, politici e società civile, ha voluto essere “rassicurante, ma svela le contraddizioni e le incertezze della strategia denominata ‘Swiss Cargo Logistics’”. Mentre si parla di modernizzazione del traffico merci, insomma, “sul territorio si vive tutt’altra realtà”. Chi è pronto a fare muro alla pianificazione delle Ffs – e a dirlo a gran voce il 29 agosto prossimo a Mendrisio –, fa notare come “con la chiusura del terminale di Lugano-Vedeggio, la dichiarata privatizzazione del terminale di Cadenazzo – più redditizio – e il conseguente taglio permanente di 40 posti di lavoro qualificati in Ticino, Ffs Cargo sta concretamente smantellando decenni di investimenti pubblici nella rotaia”. Di conseguenza, si ribadisce, “si torna quindi alla gomma con 100mila camion in più all’anno sulle strade tra dismissione dell’autostrada viaggiante e chiusure dei terminali (per onestà bisogna dire che le Ffs ipotizzano che i camion in più sarebbero ‘solo’ 60mila)”.

Il solo obiettivo, rincara ancora il Comitato, è dunque “raggiungere l’equilibrio finanziario”, come ammettono gli stessi vertici delle Ferrovie. Ma a quale prezzo?, ci si chiede. Per finire, si rilancia, “a pagare sono i lavoratori, il territorio e il futuro della logistica ferroviaria”. Ecco che per trovare una via d’uscita si guarda alle autorità cantonali e federali. Il punto è, si sottolinea, che “secondo il Consiglio federale tocca alle Ffs decidere come attuare la redditività, chiesta peraltro dal parlamento. Ma in questo modo si svende la volontà popolare: un attacco alla democrazia, al federalismo, alla salute e alla sicurezza dei cittadini. Tutto col benestare – leggi il mandato – del governo federale”. Sindacati, politici e società civile – a dar man forte diversi Municipi, soprattutto nel Mendrisiotto e Basso Ceresio – non intendono quindi cedere di un metro sulle loro rivendicazioni. “Chiudere i terminali – si chiosa – significa abbandonare una regione già penalizzata, violare l’articolo 84 della Costituzione (figlio dell’Iniziativa delle Alpi) e vanificare i 24 miliardi spesi per la prima parte di AlpTransit. ‘Abbiamo investito miliardi per niente?’, ha chiesto provocatoriamente un domenicale. La risposta, oggi, sembra chiara: mentre si taglia dove ci sono le persone, si investono soldi pubblici per poi privatizzare i profitti”.

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2025-07-30T07:00:00.0000000Z

2025-07-30T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281702620768821

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