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Case per anziani, parola agli operatori

In un progetto editoriale il racconto della quotidianità degli istituti di Morbio Inferiore e Coldrerio (Parco San Rocco) attraverso alcuni termini-guida

Di Eliana Bernasconi

Nel recente passato non godeva di eccessiva simpatia la parola “casa anziani”. Nel linguaggio comune poteva suscitare pensieri di abbandono, tristezza, ultima spiaggia, che con battute di spirito del tipo “finire all’ospizio” e simili, a volte si cercava di esorcizzare… Per fortuna oggi una ben diversa visione si sta affermando ovunque nelle strutture di cura e accoglienza per le persone della terza e quarta età, cancellando per sempre queste immagini depressive.

Come vediamo ad esempio nelle case intergenerazionali della Fondazione Parco San Rocco di Morbio Iinferiore e Coldrerio, che operano in stretta collaborazione con l’Ente ospedaliero cantonale, modelli di avanguardia dove la cura significa in primo luogo relazione sociale e cultura. Se entri nella nuova casa di Coldrerio, aperta nel 2022, la prima cosa che incontri è la Gelateria, come a Morbio Inferiore, anche di domenica acquisti pane appena sfornato, dolciumi, uova fresche, sedute al bar, che si chiama Allegra, le persone conversano serene.

Grazie al sostegno della Fondazione Parco San Rocco di Morbio Inferiore è da poco uscito ‘Aequilibrium’, l’ultimo numero delle Edizioni Casa del Dialogo, un progetto editoriale a cura di Graziano Martignoni. ‘Aequilibrium’ fa seguito a quattro precedenti pubblicazioni: ‘Vita alla vita’ del 2020, Dadò Editore, ‘Abitare’ del 2021, Dadò Editore, ‘Essere comunità’ del 2022, edizioni Casa del Dialogo, ‘Lentamente lento’ 2023, edizioni Casa del Dialogo. Il libro è diviso in due sezioni: la prima parte ‘Voci e pensieri’ ospita scritti del personale sociosanitario, la seconda, ‘Altre voci’, riflessioni di noti studiosi, giornalisti, psicoterapeuti. Come nel precedente libro a ogni partecipante è stato chiesto di esprimersi intorno a una parola-guida. In ‘Lentamente lento’ Martignoni ha proposto la parola “lentezza”, tessendone l’elogio: in un mondo in cui i valori sono la competizione privata e pubblica, la velocità e la trasformabilità, educare alla mitezza, alla tenerezza e alla vera gentilezza, scriveva, dovrebbe essere un imperativo per società civile, scuola, famiglia.

In Aequilibrium, la parola-guida è ‘equilibrio’. Scrive all’inizio il direttore John Gaffuri: “La percezione attuale di dominio e onnipotenza dell’essere umano ci porta a un equilibrio autoreferenziale, l’attitudine utilitarista e di supremazia, fonte primaria del disequilibrio generale si percepisce in termini di negatività, superficialità, rassegnazione, meccanismi legati alla paura bloccano la nostra iniziativa”. Eppure, ci avverte John Gaffuri in conclusione: “Noi possiamo essere attori del presente”. Ci spiace qui moltissimo, purtroppo, di dover riportare solo alcuni degli imperdibili interventi dei 35 operatori sociosanitari, tagliandoli fortemente per motivi di spazio, sono assolutamente da conoscere per la straordinaria intelligenza e saggezza, per la sorprendente tenerezza e consapevolezza.

Ascoltiamone alcuni. Elisabetta: “Sono un’operatrice sanitaria, mi sono applicata a lungo per conoscere, è il mio mestiere la mia arte, ma è solo una parte di me; quando da me vorresti soluzioni impossibili ricorda che ho le tue stesse incertezze e che io pure mi confronto con la vertigine esistenziale, quando vorresti manipolarmi ricorda che mi sono formata per tenere saldo il timone verso un fine più alto, quando mi rovesci addosso la tua rabbia, e ostenti la tua umanità perché me ne prenda cura, ebbene, abbi memoria della mia”.

Luca: “L’equilibrio è una condizione da non ricercare mai, in natura non esiste, ci illudiamo della sua esistenza a causa della fatale abitudine a un giudizio antropocentrico, il significato è chiaro, è il disequilibrio che apre la strada a esseri più adatti in un certo ambiente e in un certo tempo, dobbiamo essere disposti a perdere le rassicurazioni, abbracciare il rischio e l’incertezza, abbattere la gabbia dorata che siamo tentati di autocostruirci, il flusso semplicemente procede, il cambiamento continuo non si vede”.

Marco: “Mi sento in equilibrio quando le sensazioni che sento come singolo sono accolte nel mio contesto e viceversa… se sarò in grado di percepire l’altro, la diversità, interagendo nel sistema di forze che si esprime attorno a me potrò generare nuovi equilibri, mettermi in ascolto, abbandonare false convinzioni e stereotipi, non cedere a paura e imbarazzo dei propri limiti, non sottrarmi al giudizio”.

Pamela: “Per i residenti noi siamo il loro equilibrio, perché li aiutiamo quotidianamente con piccoli gesti a mantenerlo, sii gentile ma non lasciarti sfruttare. Fidati ma non farti ingannare, accontentati ma non smettere mai di migliorarti”. Florida: “Nella danza delle emozioni trovo il mio rifugio, ogni giorno nel quotidiano cerco la mia virtù, con umiltà affronto la vita coltivando l’iniziativa, l’indipendenza è il faro che guida il mio cammino… attraverso rottura e unione avvicino ogni giorno la meta… in questo viaggio incerto, tra luci e ombre cerco la bellezza che si nasconde nelle piccole cose”.

Costanza: “Equilibrio mi fa pensare a uno strumento che utilizzava mio nonno, la livella a bolla d’aria, che consente di verificare l’orizzontalità, indica quando si è al giusto livello… ma è solo attraverso l’instabilità e il disordine che auspichiamo nuovi traguardi, equilibrio è una condizione da non ricercare mai, va intesa come mezzo e non come fine... come in natura attraverso lo sconvolgimento si verifica la crescita”.

Maria Grazia: “Io ti ascolto, prendo la tua mano che afferra la mia mentre spaventata ti agiti nel letto. Sento che le tue parole sono dure, forti e rifiuti di farti curare. Eppure la tua mano non mi lascia, ti ascolto e comprendo la tua paura, il tuo volto è teso e contratto, continuo ad ascoltare non le tue parole ma le tue emozioni, rabbia, paura, serenità, ti ascolto”.

Sabrina: “Ho subito pensato a un funambolo che per restare in equilibrio su un cavo deve affrontare le oscillazioni, non è facile essere flessibile sulla fune di una vita, stress, incomprensione, pensieri quotidiani ti portano a essere stanco e vacillare, in famiglia ci vuole flessibilità che permetta a tutti i membri di esprimere i propri doni… uno stato stabile di energia vibrante per lavorare con gioia”.

Anna: “Per le lenzuola pulite, per la brezza marina, per la luna e le stelle, per tutte le volte che ascolto una canzone anche se non è la tua, o che penso di non farcela, per le disillusioni, le gratificazioni e la meraviglia che invece mi pervade, per quello che non ho ancora imparato e quello che non riuscirò mai a vedere, per tutte le piccole cose e per ognuna di queste... ti penso”.

Davide: “Auguro a tutti voi e a me stesso di vivere con entusiasmo, a volte con un po’ di paura, ma senza farci sopraffare da essa. Vi auguro, come quando si va in bici, di correre per frenare al punto giusto, sulla curva, se vi capiterà di cadere di rialzarvi e rimettervi in strada. Scappate dall’indifferenza, non voltate mai le spalle a chi ha bisogno, ai più poveri e a chi subisce ingiustizia, a un amico. Capita di piangere e le lacrime a volte sono un rimedio alla superficialità, ma non stancatevi mai di sorridere, non abbiate paura di essere diversi, un po’ folli, un po’ strani, dopotutto le più grandi innovazioni nascono proprio quando esprimiamo la nostra autenticità”.

MENDRISIOTTO

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2025-01-08T08:00:00.0000000Z

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