laRegione

Estratta la trivella caduta nel lago quattro mesi fa

Per l’operazione è stata chiusa nella notte la corsia nord della A2. Una grossa gru ha raccolto il pesante macchinario, poi trasportato alla foce del Cassarate

Di Alfonso Reggiani

Manovra decisamente inconsueta quella andata in scena nella notte sotto il ponte diga per recuperare il macchinario da 800 chili precipitato nel Ceresio dalla chiatta della Snl.

Operazione decisamente fuori dall’ordinario quella che si è svolta nelle notti tra martedì e mercoledì e nella successiva a nord del ponte diga di Melide. Parliamo del recupero della trivellatrice (e dei suoi pezzi) del peso di circa 800 chili, che era finita in fondo al lago lo scorso 14 settembre. Un’operazione che è andata a buon fine, grazie alla chiusura, che era stata decisa anche per altri lavori, della corsia nord dell’autostrada per consentire il posizionamento di una grossa gru che ha ripescato il macchinario a una profondità stimata tra i 4 e gli 8 metri e lo ha sistemato su una chiatta che lo ha trasportato fino alla foce del Cassarate, dove è stato scaricato ieri mattina alle prime luci del giorno. Le manovre di recupero si sono rivelate complicate sia per il peso del macchinario che per la particolarità del luogo del ripescaggio, e hanno richiesto diverse ore e una lunga pianificazione. Oltre ad agenti della Polizia cantonale, sono intervenuti i pompieri di Lugano, i tecnici dell’Ufficio federale delle strade (Ustra) e gli addetti di alcune ditte private specializzate in interventi del genere.

Inquinamento inferiore al previsto

In base a un primo esame delle condizioni della trivellatrice, si può stimare, con una buona approssimazione, che il riversamento di idrocarburi nel Ceresio è stato limitato ad alcuni litri. Da questo punto di vista, è andata meglio di quanto si potesse supporre quando è emersa pubblicamente l’informazione. Un’informazione apparsa sui media solo un mese e mezzo dopo la posa di sbarramenti galleggianti posati dai pompieri di Melide e da quelli di Lugano per permettere il contenimento e la neutralizzazione dell’inquinante (cfr. ‘laRegione’ del 25 ottobre 2024). In merito alla portata dell’inquinamento, il presidente della Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca (Ftap) Urs Lüchinger aveva tranquillizzato, sostenendo che, solitamente, i riversamenti di idrocarburi nel lago non provocano grossi danni alla fauna ittica, perché galleggiano sull’acqua e possono essere eliminati con gli strumenti usati dai pompieri.

Il mezzo è caduto dalla chiatta della Snl

La trivellatrice era stata chiesta dall’Ufficio federale delle strade (Ustra) per effettuare lavori di carotaggio per i rilievi con l’obiettivo di sondare e di valutare lo stato del ponte diga di Melide. Il trasporto del macchinario era stato affidato alla Società di navigazione del lago di Lugano, che ha utilizzato la chiatta di sua proprietà. Quel giorno, però, le condizioni meteo non erano delle migliori: c’era un forte vento da nord e un moto ondoso di una certa rilevanza. Tanto che la trivellatrice si è dapprima spostata sulla zattera, poi è finita nel lago. Cosa sia concretamente capitato è oggetto di un procedimento penale coordinato dal procuratore pubblico Luca Losa, che dovrà accertare le cause, la dinamica dell’incidente e le eventuali responsabilità. Elementi utili alle indagini potrebbero giungere dall’esame del macchinario e dai suoi pezzi ripescati. Un macchinario che ha subito danni ingenti, che dovranno essere valutati e quantificati da perizie specialistiche. Difficilmente potrà essere nuovamente utilizzato. I danneggiamenti sono dovuti anche al lungo tempo trascorso in fondo al lago Ceresio (quasi quattro mesi). Per il momento, comunque, la trivellatrice è a disposizione degli inquirenti, che sono chiamati a ordinare perizie e altre verifiche per chiarire come si sono svolti i fatti e se all’origine dell’incidente ci sia stato ‘solo’ l’evento meteorologico insolito.

Bocche cucite da polizia e addetti ai lavori

Ieri mattina, attorno alle 8, con l’intento di raccogliere qualche ragguaglio tecnico su un’operazione alquanto inconsueta e su un mezzo che, stando a un ingegnere presente sul posto, costa alcune centinaia di migliaia di franchi, ci siamo recati presso la foce del Cassarate (lato porto). Tuttavia, alla luce dell’inchiesta penale in corso, polizia e addetti ai lavori non sono stati particolarmente loquaci. Dal canto loro, nemmeno i proprietari del macchinario hanno voluto rilasciare dichiarazioni per evitare interferenze con le indagini. Perciò, ci siamo limitati a scambiare qualche parola e abbiamo scattato immagini del mezzo meccanico, della chiatta usata per il trasporto e dell’imponente gru, che è stata appositamente sistemata lungo la corsia nord dell’autostrada e che l’ha ripescato dal lago Ceresio.

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