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Richiedenti problematici, il test si farà a Pasture

La Sem annuncia un progetto pilota dentro le mura del Centro a partire dall’estate, ma le istituzioni locali e la politica cantonale reagiscono

Di Daniela Carugati

Dall’estate per sei mesi si sperimenterà un’area ad hoc. Ma istituzioni e politica reagiscono e si appellano a Consiglio federale e governo cantonale.

Al momento è solo un progetto pilota. La strategia messa in campo dalla Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, a partire dall’estate 2026 (e per un periodo di sei mesi) per arginare la presenza di richiedenti l’asilo problematici all’interno dei Centri federali d’asilo, però, ha già visto salire sulle barricate la politica ticinese, dentro e fuori i confini del cantone. E ciò perché uno dei due edifici dove si pensa di intervenire è quello di Pasture, fra Balerna e Novazzano, che con Flumenthal (Canton Soletta) prenderà parte al test. L’obiettivo dichiarato, a livello federale, è quello di sperimentare sul campo la creazione di un’“area separata” da riservare alle persone che “compromettono” il buon funzionamento delle strutture. Un nuovo “modello di alloggio”, così lo si definisce, immaginato proprio con l’intento, da un lato, di “agevolare la gestione dei Centri”, dall’altro, si chiarisce, di “rendere meno rigido il funzionamento degli ambienti comuni”. Motivazioni che non sembrano aver fatto breccia, in ogni caso, né nelle istituzioni locali, né in Piero Marchesi, consigliere nazionale Udc, né tanto meno in un gruppo di granconsiglieri in rappresentanza di Lega, Helvetica, Plr, Centro e Udc, firmatari, nel primo caso, di una mozione alla Camera bassa, nel secondo di un’interrogazione interpartitica al Consiglio di Stato. Due atti parlamentari che richiamano l’attenzione sulla necessità di dare la priorità alla misura dell’allontanamento, quindi all’espulsione, quando ci si trova confrontati con richiedenti “violenti” o che violano le regole.

Tra le sedi scelte c’è il Ticino

Alla ricerca di una formula efficace di convivenza all’interno delle realtà federali d’asilo, la Sem non ha fatto in tempo a dare voce ai suoi intendimenti che sulla proposta, messa nero su bianco in una nota, si scatenava il dibattito. D’altra parte, la scelta caduta su Pasture non è stata letta come casuale, vista l’attenzione dedicata dai Comuni del territorio alla tematica e alle polemiche legate, già in passato, al tema dei ‘problematici’ e ‘cavalcate’ da una parte politica. Ecco che nello spazio di una giornata si è fatto largo un interrogativo: il progetto sperimentale si inserisce nel solco degli sforzi che sul piano regionale – motore anche il volontariato – si stanno spendendo per migliorare le condizioni di vita all’interno del Centro e l’incontro con la popolazione all’esterno? I Comuni toccati – in particolare Chiasso, Balerna e Novazzano – appaiono scettici: già negli anni scorsi si era reso attenti in vari contesti – a cominciare dal Gruppo di accompagnamento – alle difficoltà legate a comportamenti fuori dalle regole, senza ricevere un vero riscontro. Di conseguenza, la soluzione indicata dalla Sem a maggior ragione fa discutere. E lo fa anche sul piano cantonale, come riferito dalla Rsi, tanto da parlare, per voce del presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, di decisione unilaterale.

Oggi sono alloggiate 409 persone

Oggi oltre il cancello delle strutture federali nel Basso Mendrisiotto trovano alloggio 409 persone. La gran parte, il 46,5 per cento, come ci conferma la Sem, è composta da uomini (149) e donne (41) singole; a seguire le famiglie con il 35,2 per cento (con 144 nuclei) e un numero non trascurabile di minori non accompagnati, che rappresentano il 18,3 per cento (con 75 presenze). Di fronte a queste cifre, per stessa ammissione della politica, la quota dei ‘turbolenti’ è minimo, si rimanda a poche decine di individui o meglio di una “sparuta minoranza”; queste attitudini “sopra le righe”, però, sembrano comunque essere sufficienti per surriscaldare gli animi. La preoccupazione per chi gestisce i Centri è semmai legata ad atteggiamenti – osservati all’interno come all’esterno degli edifici – che compromettono l’andamento di quelle realtà comunitarie “in maniera sproporzionata”, rappresentando “un problema per gli altri richiedenti e per il personale delle strutture, oltre a causare oneri considerevoli in termini di assistenza e sicurezza in tutto il Centro federale d’asilo”. Di fatto, rimarca la Sem, “la stragrande maggioranza dei richiedenti alloggiati presso i Centri federali d’asilo si comporta sempre in modo corretto”.

Uno spazio al pianterreno

Scaturisce da qui l’esigenza di trovare una alternativa logistica. Dentro le mura di Pasture questo nuovo spazio separato verrà ricavato, ci spiegano, al pianterreno; accoglierà solo richiedenti l’asilo maschi e maggiorenni, e sarà dotato di “un dispositivo di sicurezza ad hoc, pur godendo delle stesse possibilità in termini di occupazione e uscite”. La Sem confida che questa soluzione possa avere “un impatto positivo sugli altri ambienti”, attraverso “un allentamento graduale delle misure di sicurezza all’interno dei Centri”. In effetti, si conferma, è “al vaglio altresì la possibilità di adeguare anche l’infrastruttura e l’offerta assistenziale, così che i richiedenti l’asilo che si comportano in modo corretto possano vivere in un’atmosfera più serena e libera da eccessivi provvedimenti di sicurezza”.

Se il test riesce sarà esteso

E qui abbiamo chiesto alla Sem in cosa consisteranno gli adeguamenti citati. «Verrà diminuito – ci hanno risposto – il personale di sicurezza nella zona ‘normale’, il resto verrà deciso in seguito alla fase pilota». Fase che, si anticipa, se consegnerà “i risultati auspicati, la Sem lo implementerà in tutte le regioni d’asilo e nei vari Centri”, mettendo in cantiere i “necessari interventi di ristrutturazione”. Sul territorio nazionale attualmente la Segreteria di Stato della migrazione gestisce oltre 30 strutture, capaci di accogliere, si fa presente, circa 8mila richiedenti l’asilo là dove oggi si ospitano 6mila persone.

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2025-12-18T08:00:00.0000000Z

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