Nuova pista entro 3 anni, raccolta fondi che si fa in 4
Mentre prosegue su più fronti l’opera di ricostruzione dopo l’alluvione, il Municipio fa il punto alla campagna di sostegno. Danni per oltre 35 milioni
Di David Leoni
Superano i 35 milioni i danni causati dal nubifragio; tra gli 8 e i 10 a carico del Comune. Il Municipio fa il punto alla situazione e decide i prossimi passi.
Uniti nella disgrazia della tragica alluvione del 29-30 giugno scorsi, i Comuni di Cevio e Lavizzara, d’intesa, hanno deciso ora di modificare un tantino la procedura di raccolta fondi per la ricostruzione scattata immediatamente dopo i tragici eventi. Viaggeranno ancora appaiati nella campagna ‘Bavona e Lavizzara ricostruiamo insieme’ (quella caratterizzata, a livello visivo, da due mani che si stringono formando un grande cuore) ma, per ragioni di organizzazione interna, procederanno separatamente per quello che attiene la gestione dei fondi legati al finanziamento di progetti specifici. Solo così sarà infatti possibile rispondere alle molteplici richieste di coloro che intendono contribuire alla causa con donazioni mirate, legate cioè a uno specifico obiettivo.
Del tema si è parlato in occasione della conferenza stampa indetta dal Municipio di Lavizzara, voluta per fare il punto alla situazione e illustrare la nuova strategia di sostegno. Il sindaco Gabriele Dazio ha dapprima ricordato l’ammontare (indicativo) dei danni: superano già oggi i 35 milioni di franchi per la sola Lavizzara, ma non bisogna essere specialisti del ramo per azzardare una fattura finale sui 40 milioni. Le sgradite sorprese, si sa, sono dietro l’angolo di qualsiasi fase di ricostruzione. Per motivi di praticità, l’esecutivo valmaggese ha quindi deciso di procedere con una raccolta fondi specifica, suddivisa in quattro componenti: il centro sportivo (pista di ghiaccio), la caserma dei pompieri, l’acquedotto e la sicurezza del territorio.
Il futuro Centro sportivo sarà ancora lassù
Proprio dal Centro sportivo, parzialmente distrutto dall’alluvione, è partita la riflessione di Gabriele Dazio. Verifiche effettuate sulle campate del tetto rimaste intatte hanno confermato che la struttura, dal punto di vista statico, regge senza problemi. Il Municipio, conscio dell’importanza sociale e aggregativa per l’alta valle di questa offerta, ha dunque deciso di posare una pista di ghiaccio provvisoria, di dimensioni contenute (20 metri per 30), a disposizione degli appassionati a partire, si spera, da fine novembre-inizio dicembre. «Crediamo così di fare cosa buona e gradita ai nostri giovani. Abbiamo lavorato sodo per arrivare a questa proposta, contando sul sostegno di molti cittadini. Vorremmo poter garantire il ghiaccio artificiale fino a marzo inoltrato». E dopo? «Il Municipio ha dato mandato a uno studio di valutare la fattibilità della nuova pista all’interno del comparto che va, in pratica, dal ponte all’entrata del paese di Prato Sornico fino a Peccia. Dovrà permetterci di capire cosa si può fare e dove si può edificare. La nostra intenzione è di rifarla dove sorge ora, con tutte le premunizioni del caso. Attualmente la Società di pattinaggio Lavizzara, che conta circa 150 giovani con le loro famiglie al seguito, è costretta a trasferire la propria attività nelle altre piste del cantone, come alla Siberia di Ascona (di questo siamo grati ai responsabili). Trasferte che generano una spesa di circa 200mila franchi all’anno al sodalizio. Di fatto, la Società ci ha assicurato di poter sopportare questi costi per al massimo 2-3 anni ancora... dopodiché dovremo farci trovare pronti con il nuovo impianto. Sarà dura, una corsa contro il tempo. Vorremmo poter costruire una pista coperta e chiusa, agibile 11-12 mesi all’anno, dotata anche di un rifugio della Protezione civile in grado di accogliere una cinquantina di persone, così da mettere a disposizione delle squadre che verranno in Lavizzara per i loro allenamenti la possibilità di dormire in loco. Siamo coscienti delle difficoltà che ci attendono. Ma ne va del futuro della nostra valle, perché questa pista non è solamente una struttura sportiva, bensì il fulcro della vita invernale della Lavizzara».
Un capannone proveniente dal Canton Berna
Per quanto attiene invece la caserma dei pompieri, persa la possibilità di far capo al vecchio deposito impiegato prima della catastrofe (finito sommerso dall’acqua), grazie alla disponibilità di una società della Svizzera interna si potrà ripartire da un capannone industriale in disuso. La struttura potrà accogliere anche il deposito della squadra operai e, se del caso, essere messa a disposizione di terzi quale magazzino. Si tratterà ora di andare a recuperare il tutto a Berna e di trasportare, tramite camion, il materiale in Ticino per l’assemblaggio. Timing: entro l’estate 2025.
Lauro Rotanzi, municipale responsabile dell’Azienda idrica e ‘tesoriere’ del Comune, ha fatto il punto della situazione. «Lavizzara ha generato, negli ultimi anni, dei disavanzi d’esercizio importanti, dovuti anche ai danni della natura. L’Azienda acqua potabile si è comunque sempre autofinanziata attraverso le tasse d’uso. Purtroppo il nubifragio di giugno ha generato danni alla rete di captazione e distribuzione per oltre due milioni, uno dei quali a nostro carico. Siccome non possiamo riversare sull’utenza un simile importo, andando a gravarla con ulteriori crediti d’investimento, anche in questo ambito abbiamo ritenuto opportuno avviare una raccolta fondi specifica, aprendo un conto a tale scopo. La distribuzione dell’acqua è tornata alla normalità, anche se i lavori non sono ancora ultimati. Dobbiamo essere grati alle maestranze e agli uffici cantonali che ci hanno sostenuto nell’opera di ricostruzione, snellendo le pratiche burocratiche e consentendoci di avviare subito i lavori urgenti. Speriamo di poter chiudere il grosso dei cantieri rimanenti prima della fine dell’anno. Un grazie va anche all’Ail per la vicinanza della quale ha dato prova».
Occorrono 5 milioni di franchi
Ultima (non per importanza, ovviamente) componente della campagna raccolta fondi mirata, il territorio e la sua sicurezza. «Sono costi elevatissimi – ha dichiarato Gabriele Dazio – con chilometri e chilometri di argini da rifare e opere di protezione da edificare per proteggere le case (come al Piano di Peccia). Dedotti i sussidi, resterà sulle spalle del Comune un 30% dei costi. Una cifra che non possiamo sostenere da soli, per questo abbiamo deciso di aprire un’apposita raccolta».
Al tirar delle somme, l’ammontare totale delle spese a carico dell’ente alto valmaggese si situa tra gli 8 e i 10 milioni di franchi. Due milioni e mezzo sono giunti dalla campagna ‘Bavona e Lavizzara, ricostruiamo insieme’. Altri due milioni sono stati messi a disposizione da Alpinfra per progetti specifici. Resta quindi uno scoperto di circa 5 milioni.
Per i versamenti e le informazioni del caso occorre far capo al sito del Comune (www.lavizzara.ch).
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