Se la ‘H’ della clinica non protegge il vicinato
Gli impianti tecnici esterni della Santa Chiara disturbano la quiete notturna di alcuni abitanti nel quartiere. Dopo anni (forse) in vista una soluzione
Di Davide Martinoni
Un Boeing 747 in fase di rullaggio, fermo sulla pista, con i motori a tutta in attesa decollo. È un sibilo che prima cresce di intensità, poi rimane costante, per qualche decina di secondi, fino a spegnersi. Ma la calma è destinata a durare poco, perché un paio di minuti dopo il rumore tornerà, e lo stesso farà ancora in seguito, a rompere senza soluzione di continuità la quiete notturna e ad allontanare il sonno di chi invano lo sta cercando.
È la situazione che giorno dopo giorno, da anni, si ripete in Piazza Fontana Pedrazzini, dove gli impianti a ventola della Clinica Santa Chiara – dal 2021 di proprietà del Gruppo ospedaliero Moncucco – impediscono il riposo a un gruppo di residenti. La vertenza si trascina a colpi di richieste di intervento, considerazioni tecniche, colloqui Comuneclinica-Cantone, procedure edilizie (ora sembra finalmente avviate) e promesse di soluzioni che però, a conti fatti, si reiterano senza che alcunché sia stato effettivamente intrapreso.
‘Rumori ampiamente oltre i limiti di legge’
Un dato significativo, e che fa riflettere, riguarda i tempi oltremodo lunghi necessari per la risoluzione di un caso che invece, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere preso in mano immediatamente e risolto nel giro di pochi giorni. Parliamo infatti del disturbo sistematico della quiete notturna in un quartiere residenziale. Si ha notizia di proteste risalenti al gennaio del 2024, quando uno dei comproprietari e amministratore della villetta particolarmente disturbata dal rumore, in una raccomandata alla Direzione del nosocomio con copia all’Ufficio tecnico di Locarno, faceva riferimento alle “eccessive emissioni foniche derivanti dai numerosi impianti a ventola collocati all’esterno della clinica. Particolarmente fastidioso risulta l’impianto recentemente collocato sopra il tetto del corpo di fabbrica addossato al lato ovest della clinica (ex camera mortuaria) in quanto sopraelevato e direttamente rivolto verso il lato della casa nel quale si trovano le camere da letto. Per intensità e frequenza, i disturbi fonici generati da questo e dagli altri apparecchi risultano particolarmente molesti nottetempo in quanto tali da compromettere gravemente il regolare riposo notturno”. Come risultato dalle misurazioni effettuate da un’inquilina dello stabile, tali rumori oltrepassavano effettivamente e ampiamente i limiti stabiliti dalla legislazione in materia. Si aggiungeva che “non risulta d’altra parte che l’installazione di tali impianti sia stata preceduta da una regolare domanda o notifica di costruzione, corredata dalla relativa perizia di impatto fonico, come è prassi in simili casi”. L’invito era a “intervenire al più presto mettendo in atto le necessarie misure volte a eliminare o quantomeno ridurre a un livello accettabile le emissioni foniche disturbanti, tramite la rimozione o la dislocazione degli impianti o almeno una loro efficace schermatura con strutture fonoassorbenti”.
Termini oltrepassati
Seguiva un’altra lettera, a novembre, in cui si faceva riferimento alla risposta del direttore Christian Camponovo (Gruppo Moncucco) alla prima, dove questi annunciava come “quasi ultimato” un progetto di ristrutturazione la cui domanda di costruzione sarebbe stata pubblicata entro l’estate (2024). “Non avendo finora ricevuto alcuna notizia in merito – veniva constatato – devo purtroppo ritenere che tale impegno non è stato finora onorato. A questo punto non risultano più proponibili dilazioni aggiuntive, né come proprietario e amministratore posso pretendere dai miei inquilini di ulteriormente pazientare”. Si invitava la clinica a intervenire “con la massima urgenza” per risolvere “definitivamente” la situazione entro fine 2024.
Nel febbraio del ’25 lo stesso comproprietario e amministratore dello stabile d’appartamenti riferiva di un “aggravamento delle situazioni di disturbo, in particolare durante il riposo notturno”. L’auspicio era una risoluzione del problema “entro l’inizio della prossima bella stagione”. A marzo ’25, Camponovo proponeva di “sanare la situazione in tempi brevi realizzando dei ripari fonici secondo le indicazioni di uno specialista a cui abbiamo dato mandato di avanzare delle proposte atte a rientrare nei limiti stabiliti dalla legge. So che si è detto disposto ad accettare la proposta se questa permetterà effettivamente di essere risolutiva”. E annunciava “a breve approfondimenti del caso con l’Ufficio tecnico della Città di Locarno, così da procedere come necessario anche dal punto di vista procedurale”.
‘Ma se si è scelto di vivere qui...’
Ma a tutt’oggi nulla è ancora accaduto. Contattato da ‘laRegione’, lo stesso Camponovo conferma che «abbiamo dato disposizioni a una ditta specializzata di proporre una soluzione che permetta di ridurre l’impatto fonico dell’impianto, garantendo parallelamente il suo buon funzionamento, che potrebbe essere compromesso da un’insufficiente circolazione dell’aria circostante». La messa in opera della soluzione proposta (ripari fonici) avverrà «non appena i tecnici avranno terminato le loro analisi». Conclude Camponovo sottolineando che «un’attività sanitaria come la nostra, che si svolge sulle 24 ore e che garantisce alla popolazione della regione una presa a carico continuativa, anche grazie a un pronto soccorso sempre più apprezzato e sollecitato, non può essere completamente esente da emissioni acustiche che possono essere percepite come fastidiose da chi ha scelto di vivere in prossimità della nostra struttura». Puntualizzazione, l’ultima, evitabile, secondo il comproprietario, che ricordando passate “vaghe promesse mai mantenute” di risoluzione del problema punta il dito contro l’impianto di ventilazione più problematico, il quale «nemmeno risulta conforme alle condizioni della licenza edilizia originale (che ne prevedeva la collocazione in tutt’altra posizione), è da ritenersi abusivo e come tale andrebbe rimosso; solo l’intervento dell’autorità comunale sarebbe quindi stato decisivo nel condurre la clinica alla recente proposta di intervento, che si spera finalmente rapida e risolutiva». Quanto infine al passaggio in cui Camponovo si riferisce a “chi ha scelto di vivere in prossimità della nostra struttura”, lo stesso viene ritenuto «particolarmente inopportuno» dalla controparte, la quale fa notare che «lo stabile sul mappale 1685 è stato costruito e destinato a casa di abitazione primaria nel 1926, ben prima quindi che venisse realizzata la clinica; ed è in ogni caso paradossale che un istituto di cura il quale espone davanti alla sua facciata principale il tipico cartello ospedaliero “H” di segnaletica stradale, che invita esplicitamente al silenzio, sia poi nelle facciate retrostanti fonte di intollerabili disturbi fonici a danno dei residenti confinanti. La casa in questione è di proprietà della stessa famiglia da quasi un secolo; io stesso vi ho abitato con mia moglie e i miei figli per 30 anni e mai nessuno ha dovuto subire disagi del genere; al contrario, è sempre stato mantenuto un ottimo rapporto di vicinato all’insegna della collaborazione e del rispetto reciproci. Spiace constatare che l’insorgere degli attuali problemi sia coinciso con l’arrivo della nuova proprietà e amministrazione».
LOCARNO E VALLI
it-ch
2025-04-15T07:00:00.0000000Z
2025-04-15T07:00:00.0000000Z
https://epaper.laregione.ch/article/281741275258790
Regiopress SA
