Polizia ticinese? ‘Meglio lo statu quo’
Dopo Stabio anche il Municipio della Città si mostra critico sulla proposta del Dipartimento delle istituzioni. Tra scetticismo e l’incognita costi
Di Daniela Carugati
Nell’Alto Mendrisiotto sembra proprio tirare una brutta aria sulla riforma della Polizia. Dopo la chiara bocciatura del Municipio di Stabio, ad apporre un veto sul modello ‘ticinese’ messo in campo questa estate dal Dipartimento delle istituzioni è anche l’Esecutivo di Mendrisio. Comune polo della Polizia della Regione II – a cui fa capo Stabio con il suo corpo strutturato –, la Città resta convinta che l’unica soluzione praticabile sia il mantenimento dello statu quo: sola vera opzione concreta al momento. Dieci anni dopo il varo dei nuovi comprensori – che vedono il Distretto diviso in due, con la Regione I che fa riferimento a Chiasso –, il modello si è rivelato efficace, riuscendo a centrare risultati tangibili sul fronte della sicurezza e facendo della Polizia di prossimità un suo punto di forza. Fare oggi una sorta di ‘rivoluzione’ sul piano organizzativo dell’intero sistema non dà, detto altrimenti, delle garanzie di successo. Su questo punto l’autorità comunale, nel consegnare le sue osservazioni, è stata netta; anche perché il timore c’è. Tanto da chiedere in modo inequivocabile di tenere le posizioni, restando aperti a dei possibili miglioramenti puntuali quanto graduali ma rifuggendo altresì da modifiche radicali. D’altro canto, come fa notare il Municipio, il dossier dipartimentale – messo in consultazione sino a metà ottobre fra gli enti locali – non evidenzia le criticità delle modalità operative odierne, ma soprattutto non dimostra che cambiare porterebbe dei reali benefici.
Libertà di analisi e critica
Samuel Maffi, a capo del dicastero Sicurezza e prossimità, il progetto sulla ‘Polizia ticinese’ lo conosce bene, e dall’interno. Con Daniele Franzoni, sindaco di Lamone, il municipale di Mendrisio sedeva, infatti, nel Gruppo di lavoro che ha accompagnato la stesura del documento quale rappresentante dell’Associazione dei comuni ticinesi (Act). Una presenza, quella dei due politici locali, voluta – da Act – per portare la voce dell’esperienza comunale e ‘difendere’ il principio della prossimità. Maffi stesso, del resto, non lo sottace. «La mia partecipazione – chiarisce subito – non ha in alcun modo influenzato il Municipio, né io volevo accadesse. Anzi, ho chiesto si effettuasse una analisi critica del dossier, in piena libertà». E così è stato. «Nei mesi che hanno preceduto la presentazione della proposta – ripercorre Maffi – si è cercato di lavorare al fine di ottenere un consenso fra i membri del Gruppo, viste le diverse sensibilità. Ciò che ne è scaturito, quindi, è un compromesso, non scevro da punti critici». Come dire che discussioni e censure erano da mettere nel conto. «Lo scenario a livello cantonale è sfaccettato e gli interessi dei Comuni sono variegati. I piccoli non hanno gli stessi bisogni o problemi delle realtà di medie dimensioni – magari con un Corpo strutturato, come Stabio, che rischia di scomparire, ndr – o ancora meno dei Comuni polo».
‘L’attuale modello è efficace’
Non a caso nel Mendrisiotto, in particolare dai poli – Chiasso e Mendrisio – si è sempre stati guardinghi verso le riforme calate dal Cantone. In precedenza già il progetto della Polizia unica aveva trovato forti resistenze e non aveva superato... l’esame. Uno scenario, quello passato, si annota oggi, mai realmente analizzato o discusso. A distanza di anni, la nuova versione della riforma continua a non fare breccia. Anche perché, fa capire l’Esecutivo della Città, l’attuale ‘governance’ è ritenuta efficace e collaudata; così come appare poco utile introdurre nuovi modelli gestionali che potrebbero appesantire i meccanismi, anche operativi, a livello burocratico. «In questi anni – spiega Maffi – si sono consolidati i rapporti con i Comuni convenzionati – sette in tutto, ndr –. Il servizio ha raggiunto una stabilità, anche dal profilo finanziario – il pro capite è fisso da un decennio –, e dal punto di vista degli interventi funziona. I numeri danno ragione a questo sistema di sicurezza. Le urgenze, infatti, sono garantite e la prevenzione viene assicurata tenendo sotto controllo i punti sensibili sul territorio».
Si teme un aumento dei costi
Ecco che cambiare passo, agli occhi del Municipio di Mendrisio, e non solo, equivale a vedersi ristretto il campo dell’autonomia e al contempo veder riversare altri oneri dal Cantone ai Comuni. In altre parole, l’operazione, si rende attenti, non appare neutrale sul piano finanziario. C’è di più: il tema dei costi, conferma Maffi, è una incognita; e il timore di assistere a un aumento delle spese è reale. La critica puntuale riguarda quindi l’incoerenza di voler riformare un sistema che funziona e che non ha ancora completato la sua ‘fase di maturazione’. In effetti, la Legge sulla collaborazione fra la polizia cantonale e le polizie comunali – ovvero la legislazione di riferimento – è stata varata nel marzo 2011 e rivista il dicembre scorso. A conti fatti, insomma, l’autorità cittadina riconosce la complessità del tema e l’impegno messo dal Gruppo di lavoro, ritiene però che il progetto sia prematuro, oltre che poco documentato. Come dire che prevale ancora lo scetticismo. Ad alimentarlo i paletti messi dalla riforma, che anche visti da Stabio sono stati considerati un passo indietro.
Paletti e sfiducia
I punti cardine della Polizia ticinese delineano, infatti, un Corpo locale composto da 13 agenti e un comandante – a Mendrisio gli effettivi sono globalmente 54, di cui 28 operativi – e spostano i compiti amministrativi dalla Cantonale alle Comunali, permettendo agli agenti della prima di uscire sul territorio, trasferendo però quelli delle seconde in ufficio. Non solo, sempre alle Comunali verranno ridotte le ore di servizio sul campo – 16 ore da domenica a mercoledì, 20 fra giovedì e sabato –, assegnando di fatto la copertura notturna alla Cantonale. «Le critiche arrivate dai Comuni sono dettate, va detto, anche da un sentimento generale di sfiducia nei confronti dell’autorità cantonale – dice in modo esplicito Maffi –. Il progetto sulla Polizia è solo l’ultima tematica divisiva, preceduta dalla riforma Ticino 2020 e più di recente dal dossier sulle Autorità Regionali di Protezione». E il ricarico di oneri non è estraneo alla fatica degli enti locali di accogliere a braccia aperte le revisioni cantonali.
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2025-10-22T07:00:00.0000000Z
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