Zali contro l’Udc: vince il tram-treno
Il dibattito in parlamento si è incentrato più sullo scontro politico che sui contenuti tecnici
di Carlo Canonica
I ticinesi non saranno chiamati alle urne per il Referendum finanziario obbligatorio (Rfo) sul tramtreno. A deciderlo è stato il Gran Consiglio, che con 66 no, dieci sì e due astenuti ha bocciato la richiesta proposta dall’Udc. Dopo un’accesa discussione tra gli schieramenti, il parlamento ha approvato, con 75 sì, un no e sei astenuti, il credito supplementare di 87,3 milioni di franchi netti e l’aggiornamento dell’autorizzazione a effettuare una spesa di 262 milioni di franchi per la realizzazione della tappa prioritaria della Rete tram-treno del Luganese (Rttl), nell’ambito dell’attuazione delle opere del Piano dei trasporti del Luganese e del Programma di agglomerato del Luganese.
Discussione non rinviata
La discussione a Palazzo delle Orsoline è iniziata con la richiesta di rinvio avanzata dall’Udc. A tal proposito, Alain Bühler ha sottolineato che non è contrario al progetto, ma ha giustificato la posizione del suo partito con la mancanza di informazioni: «Il problema centrale e sottovalutato è la capacità di trasporto. Non stiamo parlando di opinioni, ma di numeri. Oggi la linea passeggeri trasporta circa 2’450 passeggeri all’ora, mentre con la Rttl, nella fase 1, si prevedono circa 1’800 passeggeri. E questo non è dovuto a scelte politiche, ma a limiti tecnici. Ora votiamo sapendo che questi limiti non verranno risolti, e non basandoci sulle dichiarazioni di un partito, ma sui dati forniti dall’operatore della linea, la Flp». Secondo Bühler, la futura linea non sarà in grado di reggere il flusso di persone. «Ci viene detto di gestire la domanda, di cambiare gli orari scolastici. Ma siamo seri. Non è la società che deve adattarsi a un’infrastruttura, ma il contrario. Questa è la prova che la capacità non è sufficiente». Contro il rinvio ha preso la parola in particolare Fiorenzo Dadò (Centro), correlatore del rapporto della Gestione sul messaggio, che ha ricordato: «I convogli a doppia composizione non circoleranno a Lugano. Questa situazione deriva dalla scelta strategica fatta anni fa, quando nel 2009 si decise di trasformare il treno in tram-treno». Dadò ha anche sottolineato che «il tram scelto è uno dei più lunghi in commercio». Dal fronte socialista Fabrizio Sirica ha precisato che non intendono votare a favore del rinvio, poiché i deputati dell’Udc non avevano preso parola durante le discussioni in commissione: «Portate lo show in aula sul rinvio, quando in commissione non avete parlato. Non intendiamo perdere tempo con un attacco politico, tanto più vile quanto banale».
Ferrara: ‘Mai fatti in Ticino investimenti di questa portata’
La proposta dell’Udc è stata bocciata – con 69 no, 13 sì (Udc, più Donne e alcuni singoli deputati) e nessun astenuto – e la discussione è quindi potuta proseguire. L’altra correlatrice del rapporto, Natalia Ferrara (Plr), ha aperto il dibattito ricordando il sostegno della Confederazione al progetto, che contribuirà con circa mezzo miliardo di franchi: «Investimenti di questa portata non sono mai stati fatti per opere ticinesi. Le tre infrastrutture più finanziate da Berna sono state la galleria Vedeggio-Cassarate, con 250 milioni; la Ferrovia Mendrisio-Varese, con 70 milioni; e il semisvincolo di Bellinzona, con 18 milioni». Riguardo alle dichiarazioni di Bühler, Ferrara ha ribadito che «è la società che deve essere abbastanza intelligente da mitigare le ore di punta, anche in accordo con le aziende. Se costruissimo le opere in funzione di queste fasce orarie, rischieremmo di intasare l’infrastruttura».
Anche il Centro ha chiesto di approvare il credito e di respingere l’Rfo, considerando che «oggi abbiamo in mano la chiave per aprire la porta verso una nuova mobilità per il Luganese, come è stato per AlpTransit per il Ticino». Sulla stessa linea si sono schierati anche Cristina Zanini Barzaghi (Ps), Samantha Bourgoin (Verdi) e Massimo Mobiglia (Verdi liberali), che ha definito il progetto «un tassello importante per la rete di trasporto del Luganese, un’opera già approvata nel 2018 con ampio sostegno». Mobiglia, come gli altri, ha chiesto di approvare il credito, ma ha sollecitato che vengano effettuate rendicontazioni regolari e pubbliche sull’avanzamento dei costi e un monitoraggio delle compensazioni promesse, come il riale Barboi.
‘Demolite le teorie dell’Udc’
Il consigliere di Stato Claudio Zali, capo del Dipartimento del territorio, ha esordito dicendo che il suo intervento «non sarebbe stato in linea con i toni del governo» e ha definito le motivazioni dell’Udc a sostegno del rinvio – tra cui la questione del convoglio singolo che potrebbe arrivare in città – «pseudo-argomenti che non avevano nemmeno il pregio della novità». Durante l’audizione, ha dichiarato Zali, «sono bastati solo cinque minuti per demolire tali argomentazioni con dati e cifre», senza che ci fossero richieste di chiarimenti da parte dell’Udc. «Eppure, questo è bastato a scatenare una polemica che ha monopolizzato il dibattito», ha continuato Zali. Rivolgendosi direttamente ai deputati dell’Udc, Zali ha affermato: «Siete nulli. Siamo qui per tutelare gli interessi dei ticinesi e non capisco perché dovremmo rinunciare a un’opera di trasporto pubblico destinata a generare vantaggi ambientali e di viabilità enormi per un’intera regione, oppressa dal traffico, e ricadute economiche di 750 milioni di franchi per la nostra economia, sovvenzionata con 500 milioni dalla Confederazione, che sembra credere più di noi nel progetto. Non capisco perché questo dovrebbe essere contro gli interessi dei cittadini». Zali ha poi criticato anche le associazioni che si erano opposte al progetto: «Associazione traffico e ambiente, Società ticinese per l’arte e la natura e Cittadini per il territorio hanno ritirato la loro opposizione, probabilmente dopo una tardiva presa di coscienza: come può un’associazione votata per il bene del territorio opporsi alla realizzazione di un’opera fondamentale per il perseguimento dei suoi scopi statutari?». Queste critiche hanno immediatamente suscitato una risposta dai Verdi, che hanno difeso le associazioni, mentre Bühler ha definito l’intervento di Zali «inadeguato» rispetto al suo ruolo istituzionale e ha sostenuto che «non ha il diritto di trattare così i partiti».
A favore del voto popolare anche Più Donne e Avanti con Ticino&Lavoro
Dopo le discussioni animate, incentrate più sulle frecciatine tra l’Udc e Zali che sui contenuti del tema in votazione, i parlamentari hanno approvato il credito. Solo Maura Mossi Nembrini (Più Donne) ha votato contro, mentre i rappresentanti dell’Udc si sono astenuti. Sul tavolo c’era anche la possibilità di chiamare i cittadini alle urne, dato che per progetti superiori ai 30 milioni di franchi, se un terzo dei deputati presenti lo ritiene necessario, è possibile richiedere il voto popolare. Tuttavia, anche in questo caso, la proposta di Rfo è stata respinta. A favore si sono espressi l’Udc (tranne Roberta Soldati, astenuta), Più Donne, Maria Pia Ambrosetti (HelvEthica Ticino), Amalia Mirante ed Evaristo Roncelli (entrambi Avanti con Ticino&Lavoro).
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