Un sasso nello stagno, ma lo stagno era gelato
Di Mario Donati, docente
A inizio novembre, su questo giornale, il presidente dell’Associazione dei Comuni valmaggesi (Ascovam) ha gettato il classico sasso nello stagno svelando l’idea che per la Vallemaggia potrebbe bastare un solo Comune.
Stranamente questo “ballon d’essai” non ha provocato nessuna onda sulla superficie dello stagno. L’acqua era forse gelata e il sasso è rimasto lì in attesa di cadere sul fondo al prossimo rialzo delle temperature. Che sia il segno dei tempi con la comunità locale che rimane muta, come se del futuro non gliene importasse più niente a nessuno? Oppure un’ulteriore tornata di aggregazioni sarebbe meno dolorosa della prima, perché la gente (salvo alcune frange di irriducibili) si è ormai abituata all’idea che per fare un Comune ci vogliono più villaggi e che molti servizi non possono più essere sotto casa? O ancora chi ha invise le aggregazioni, strategicamente, aspetta momenti più opportuni per fare il suo verso?
L’idea di un unico Comune valmaggese è legittima e intrigante, ma nel contempo provocatoria. Se pensiamo che un ventennio fa le numerose aggregazioni in Valle furono accompagnate da accese discussioni, reazioni, malumori, mal di pancia – e a dirla tutta questo terremoto istituzionale non è ancora digerito del tutto –, il silenzio e le non reazioni odierne mi stupiscono e mi interrogano. Uno scenario aggregativo inteso a mettere in un unico contenitore realtà molto diverse e distanti sarebbe una bella sfida e bene ha fatto Simone Stoira, interpretando probabilmente anche gli umori della sua squadra, a porre l’attenzione su questo ipotetico scenario. Giusto pensarci oggi per essere pronti qualora questa evenienza si avverasse per meglio far fronte alle esigenze della società di domani, soprattutto se posta in una zona alpina con tutto quello che ne deriva.
Non è certo in questa sede che il tema può essere approfondito, ma sarebbe opportuno produrre lo sforzo per concettualizzare quali potrebbero essere la struttura, i contenuti e il funzionamento di un Comune Vallemaggia che metterebbe sotto un unico tetto 1/7 del cantone e ospiterebbe la miseria di 6’000 abitanti. Come organizzare e gestire un’entità così sbilanciata tra abitanti (10 per kmq per la Valle, mentre la media cantonale è di 130) e superficie di insediamento? Non certo replicando quanto avviene nelle zone urbane, dove in poco spazio vivono decine di migliaia di abitanti e il tutto avviene all’insegna della prossimità. Accomunare nuclei scarsamente abitati, diversi e distanti tra loro richiede il ricorso a soluzioni originali a livello politico, economico, sociale, culturale e di fruizione dei servizi in generale.
Un Comune grande come la Valle ci può stare anche se non va dimenticato che verrebbe a sovrapporsi e a cancellare in un colpo due livelli istituzionali come i circoli e il distretto. Un’opzione che comporterebbe sicuri vantaggi (referente unico nei confronti dei contesti esterni, struttura organizzativa più razionale e forse anche più professionale, maggiore potere negoziale ecc.) che avrebbe però delle ricadute negative per i cittadini e amplierebbe la distanza tra il cuore politico del Comune e gli abitanti disseminati nella Valle, un fenomeno già in atto attualmente.
Per ovviare a questo scarto (anche relazionale e affettivo) a cui spesso si cerca di porre rimedio con le cosiddette rappresentanze di quartiere (concetto che mal si addice ai villaggi), si potrebbe potenziare e valorizzare un’istituzione già collaudata come quella del Patriziato, che assume già oggi un ruolo di referente di prossimità per le piccole comunità, rispondendo a compiti e bisogni nuovi.
Passato l’inverno, l’idea lanciata dall’Ascovam a novembre comincerà a germogliare animando il dibattito, oppure si spegnerà sul fondo dello stagno? Se così fosse, mi verrebbe da pensare che la voce non ha ormai più eco.
LOCARNO E VALLI
it-ch
2025-12-17T08:00:00.0000000Z
2025-12-17T08:00:00.0000000Z
https://epaper.laregione.ch/article/281805700267293
Regiopress SA