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L’Admiral, il sociale e l’etica dei contributi

Dopo il Plr, sollevati altri interrogativi alla luce della disdetta del Contratto collettivo di lavoro. Dal 2007 al 2019 incassati quasi 60 milioni di franchi

Di Daniela Carugati

Da ormai 25 anni dalla piana di San Martino le luci del Casinò Admiral ammiccano ai passanti. Da qualche settimana, però, sono soprattutto le ombre a far parlare della casa da gioco, attirando l’attenzione della politica locale. Agli interrogativi del Plr, alimentati dal recente reportage di ‘Falò’ sulla Rsi e legati al presunto fenomeno dell’usura che vi orbiterebbe attorno, si sono aggiunti, infatti, quelli di due consiglieri comunali dell’AlternativA, che una volta di più chiamano in causa il ruolo del Comune, destinatario, da anni, dei contributi di pubblica utilità.

Un “fiume di milioni”, evocano Elia Agostinetti e Monika Fischer (firmatari a titolo personale di un atto parlamentare), che scorre verso la Città nel solco delle leggi in vigore ma che continua a interpellare le istituzioni sul piano etico. E ciò, fanno capire gli autori dell’atto parlamentare, ancor più alla luce del sottobosco denunciato anche dal sindacato Unia e dalla scelta aziendale di disdire per il 2026 il Contratto collettivo di lavoro (Ccl). I vertici della società, dal canto loro, proprio da queste colonne hanno respinto al mittente le accuse. Dentro le mura del casinò, ci hanno confermato, non vi è nulla di illegale.

La rinuncia al Ccl? ‘Scandalosa’

Sta di fatto che agli occhi di Agostinetti e Fischer la decisione di rinunciare al Ccl appare “scandalosa” e rimanda a una motivazione “palese”, ovvero quella di “peggiorare le condizioni di lavoro per aumentare i profitti realizzati”. Come dire che non hanno convinto le affermazioni della direzione dell’Admiral, la quale, in una nota, ribadiva tempo fa la volontà di mantenere inalterata la situazione e i diritti dei dipendenti. Anzi, l’interrogazione rende attenti su un atteggiamento che “contribuisce ampiamente a creare disagio sociale attraverso la sua attività, anche oltre quanto comunemente connaturato allo sfruttamento normale di una casa da gioco”.

Non solo, si rincara, senza un Contratto collettivo di lavoro si va “anche a impoverire il tessuto economico della nostra regione”, eliminando una “garanzia legale di salari minimi e di altri importanti diritti”. Una strada, quella imboccata, che sorprende, si annota ancora, vista anche la presenza nel Consiglio di amministrazione dell’Admiral di un rappresentante della famiglia Tarchini, il cui gruppo è proprietario dell’immobile. Un gruppo, quest’ultimo, si spiega, che pur avendo “costruito il centro commerciale FoxTown sull’obbligo imposto ai vari negozi ivi situati di firmare e rispettare un Ccl più stringente rispetto a quelli normali della categoria”, adesso “accetta senza battere ciglio la scelta del Casinò”.

L’utilità pubblica degli introiti extra

Per Agostinetti e Fischer non si può poi sottacere, poi, che la società della casa da gioco è “un grosso contribuente fiscale del nostro Comune, nonché un altrettanto grosso finanziatore di molte attività ‘socio-culturali’ grazie alle ‘agevolazioni fiscali’ – sgravi fiscali – concesse dalla Commissione federale delle case da gioco”. Per i firmatari dell’atto parlamentare parlano, infatti, le cifre. In effetti, si enumera, “dal 2007 al 2019, la Casinò Admiral Sa ha erogato ben 59,5 milioni di franchi sotto forma di progetti di pubblica utilità, andati in massima parte al Comune di Mendrisio e alla Nckm Mendrisiotto Sa”; ovvero alla società nata per gestire i finanziamenti ridistribuiti alle iniziative promosse a livello regionale da enti pubblici, associazioni o fondazioni. Soffermandosi su 2018 e 2019, nel primo caso la Città ha ricevuto 4,3 milioni di franchi – di circa 400mila franchi i fondi alla Nckm –, nel secondo si parla di 2,9 milioni nelle casse comunali e di 1,5 milioni alla Nckm. Guardando il dettaglio dei contributi al Comune, in quel biennio la gran parte è stata destinata al Centro culturale LaFilanda – oltre 5 milioni –, oltre che prestazioni sociali o di carattere artistico. Successivamente, invece, nel 2023 e 2024 l’Admiral ha “nuovamente fatto richiesta di agevolazioni fiscali particolari”. E al momento, si fa presente, la Commissione federale sta ancora esaminando queste richieste.

Resiste, a questo punto, l’esigenza, a cui danno voce i due consiglieri comunali, di porre Mendrisio di fronte a una scelta: continuare o meno ad attingere dall’entrata extra del casinò. La questione ora è sul tavolo. Ne frattempo, questa settimana l’Esecutivo ha incontrato i membri del Consiglio di amministrazione dell’Admiral. Una prima presa di contatto dopo gli ultimi eventi.

Ecco i nodi da sciogliere

E a proposito di nodi da sciogliere, come i colleghi del Plr anche i consiglieri comunali dell’AltermativA chiedono, quindi, al Municipio di chiarire la sua posizione e le sue intenzioni. In altre parole, l’Esecutivo, ci si domanda, ha effettuato controlli di polizia – ordinari e straordinari – al Casinò e gli sono giunte denunce anonime sulla presunta presenza di prestasoldi? Ma soprattutto, si sono presi dei contatti, da un lato, con il Ministero pubblico – quale “garante della legalità” –, e dall’altro con la direzione dell’Admiral e la Ace Swiss Holding di Zurigo?

Ci si interroga poi sui possibili effetti sociali dettati, non da ultimo, dalla decisione di disdire il Ccl. Di conseguenza, l’autorità cittadina “pensa di intervenire in difesa dei posti di lavoro sul proprio territorio, sostenendo il mantenimento del Ccl del Casinò Admiral Mendrisio?”. E non da ultimo, il quesito centrale, “nel caso non si sentisse in obbligo di sostenere questa rivendicazione dei dipendenti del Casinò Admiral di Mendrisio, il Municipio continuerà ad accettare i finanziamenti di questa società?”.

LUGANESE / MENDRISIOTTO

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2025-12-19T08:00:00.0000000Z

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https://epaper.laregione.ch/article/281809995239203

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