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Abusi sulla figlia, ‘la madre va prosciolta’

In una lunga arringa l’avvocato della donna Pierluigi Pasi contesta le accuse ‘infondate’ della pp che replica: ‘Sono argomenti non funzionali al giudizio’

Di Alfonso Reggiani

«Sarei grato se fosse riconosciuta la mia innocenza, tuttavia anche in quel caso non sarebbe giusto per tutto quello che ho vissuto. Avrebbe dovuto essere chiaro già cinque anni fa che le accuse nei miei confronti non reggevano perché sono state il frutto di manipolazioni. Nessun’altra famiglia dovrebbe vivere ciò che abbiamo vissuto noi». Queste sono le ultime parole pronunciate ieri dal 45enne, al terzo giorno del dibattimento accusato di aver violentato la figliastra. Alla versione del marito ha fatto eco quella della moglie 42enne, che deve rispondere delle ipotesi di reato di coazione, violazione del dovere di assistenza e di sottrazione di minorenne: la donna ha detto di sentirsi come in «un film di fantascienza» e di sperare che la corte capisca il suo stato d’animo.

Accuse ritenute ‘inconsistenti’

Come prassi alla fine del processo che si celebra di fronte alla Corte delle Assise Criminali di Lugano presieduta dalla giudice Monica Sartori-Lombardi, la parola è stata data alla coppia incriminata. Alla loro difesa hanno pensato gli avvocati. Mercoledì, Daniele Iuliucci e Simone Creazzo, legali del patrigno.Ieri, il patrocinatore della donna Pierluigi Pasi, che al termine di una lunga e articolata arringa, ha chiesto il proscioglimento della 42enne da tutte le imputazioni. Pasi ha cominciato da quelle che ha considerato come «gravi storture nell’istruzione preliminare», alle quali si sono aggiunte «grosse lacune nel procedimento penale durante il quale si sono susseguiti continui tentativi di influenzare l’accusatrice privata, di pilotarne le intenzioni e di suggerire le sue risposte. A cominciare dal primo interrogatorio a cui è stata sottoposta la mia assistita che non parla bene l’italiano, senza avvocato, mentre era incinta». Tuttavia, la mia assistita, ha proseguito l’avvocato, «deve essere assolta non tanto perché l’inchiesta è stata fatta male, ma perché non ha commesso alcun reato e le accuse sono totalmente inconsistenti». Pasi ha insistito nel tentativo di insinuare il dubbio nella corte, parlando di imbarazzante inconsistenza delle accuse e del razzismo che aleggiava ieri nell’aula penale.

Contestata la perizia medica agli atti

Dal punto di vista della difesa, il reato di sottrazione di minore, di cui deve rispondere la madre, «deve essere abbandonato, siccome non c’è il presupposto fondamentale, ossia manca la querela, che l’Autorità di protezione non ha mai voluto sporgere. L’accusa è talmente surreale che deve essere abbandonata, visto che la figlia è fuggita spontaneamente in Lituania con la zia, che era giunta appositamente per portarla con sé». Inoltre, Pasi ha messo in evidenza il periodo di carcerazione preventiva sofferto dalla 42enne assieme alla figlia piccola, dal 15 settembre al 4 novembre 2022. Una carcerazione totalmente ingiustificata per la quale l’avvocato ha chiesto un indennizzo per torto morale a favore della sua assistita. Pasi ha contestato le conclusioni del parere del medico che figura agli atti e ha ricordato di aver chiesto una perizia giudiziaria «seria, siccome quella agli atti è irrilevante perché è basata su un test, che è considerato poco valido e richiede una ulteriore analisi clinica giudiziaria». La tesi difensiva ricalca quella espressa dagli avvocati del 45enne. In altre parole, il procedimento sarebbe basato su un racconto di fantasia della minorenne che per ritorsione, a causa del ritiro del suo smartphone, avrebbe confidato una storia inventata alle sue amiche: solo bugie per attirare l’attenzione.

Neppure la coazione regge

Del resto, secondo Pasi, neppure l’imputazione di coazione regge, così come viene descritta nell’atto d’accusa firmato dalla procuratrice Tuoni. Dapprima, perché l’ipotesi di reato è stata estesa solo nel maggio del 2023 e non viene precisato nemmeno come e quando la madre avrebbe minacciato e imposto alla presunta vittima di non dire niente a nessuno di quanto sarebbe successo o che avrebbe subito dal patrigno. L’avvocato ha sostenuto che la sua assistita ha soltanto messo in guardia la figlia e le ha raccomandato di dire la verità. Non le ha ordinato nulla e non l’ha costretta a fare o dire nulla. Pasi ha contestato anche l’ipotesi di reato di violazione del dovere di assistenza o educazione, visto che la madre si è informata dal marito dopo aver ascoltato la figlia e non ha avuto di che preoccuparsi. Tanto più che la minorenne ha sofferto di problematiche di tipo psicologico, ha rilevato il legale. Insomma, l’avvocato ritiene che i tasselli non possano incastrarsi nel puzzle che hanno tentato di ricostruire la procuratrice e l’accusatrice privata e ha sollevato parecchie perplessità in merito alle indagini, all’inchiesta e al «doppio ruolo», della legale dell’accusatrice privata che è pure la curatrice della presunta vittima.

Dapprima, la procuratrice pubblica Valentina Tuoni ha replicato respingendo al mittente «le parole sfrontate di Pasi, i rimproveri di razzismo, gli attacchi personali e le rimostranze che hanno tentato di minimizzare i comportamenti consueti di una vittima di reato di natura sessuale». Secondo Tuoni, tali atteggiamenti sono il risultato di «un trauma non elaborato, non sono dettati dal ritiro dello smartphone». In altre parole, gli indizi sono sufficienti per sostenere le accuse. Inoltre, ha concluso la procuratrice, «la tesi difensiva è piena di argomenti non funzionali al giudizio e rappresenta un esempio scolastico di una valutazione delle prove manifestamente insostenibile, destituita di qualsiasi fondamento serio».

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2025-11-28T08:00:00.0000000Z

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