Non è che tutti gli anni si può avere Giorgia
di Beppe Donadio
“Se pensiamo a Sanremo, macchina da spettacolo, non mi pare che quel che è successo quest’anno possa essere un’anticipazione di quello che verrà. Credo che da tempo Sanremo sia disinteressato a quelli della mia generazione». “Quest’anno” è da intendersi come 2024 e le parole sono di Niccolò Fabi, un paio di settimane fa prima di suonare a Lugano. Gli chiedemmo lo stato del cantautorato alla luce di Lucio Corsi e Brunori Sas secondo e terzo al 75esimo Festival della canzone italiana e il buon Fabi smorzò qualsiasi prurito adolescenziale di vedere altri artigiani della canzone sul palco dell’Ariston. “All’interno della contemporaneità – diceva – c’è un modo di essere cantautori stilisticamente non vicino al nostro. Poi possiamo pure rimpiangere quella ricchezza di scrittura e di linguaggio che spesso nel nuovo cantautorato è meno evidente”.
Partiamo da qui per dire dei trenta Big annunciati ieri da Carlo Conti, nell’attesa di leggere l’ira degli esclusi (i Jalisse, per definizione) e i testi dei brani in gara, che sono il bello dell’attesa. Detto che oggi tutti si dicono cantautori perché molti interpreti firmano le canzoni anche se non le scrivono (fa sempre figo, e a un punto di Siae non si rinuncia mai), il Sanremo 2026 i suoi cantautori li ha: dall’ex Thegiornalisti (quelli di ‘Riccione’) Tommaso Paradiso alla coppia
Fedez&Masini, in duetto l’anno scorso su ‘Bella stronza’, da Fulminacci a Raf, dieci anni dopo l’influenza che mandò in vacca la bella ‘Come una favola’. Sono cantautori Enrico Nigiotti e pure Ermal
Meta, vincente nel 2018 (‘Non mi avete fatto niente’) e piazzato nel 2021 (‘Un milione di cose da dirti’). Cantautore è Dargen D’Amico (‘Onda alta’, 2024), uno che potrebbe cantare ‘il sociale’ in mezzo all’amore, che a Sanremo va come il pane e la focaccia ligure.
Bella sis
Dieci le donne in gara, che diventano quindici considerando il quintetto punk rock tutto femminile delle Bambole di pezza, che qualcosa di sociale potrebbero dirlo anch’esse, impegnate come sono contro sessismo e violenza di genere. Cantautrici risultano la già Targa Tenco Ditonellapiaga, con Rettore nel 2024 in ‘Chimica’, e Levante, tornata castana dopo il discutibile biondo di ‘Vivo’ (Sanremo 2023), ma pure
Mara Sattei, passata da Amici con il nome dritto (Sara Mattei) e Serena Brancale, un anno dopo ‘Anema e core’ (quello di rivederla jazz come nel Sanremo di ‘Galleggiare’ è il nostro pensiero proibito). L’indie-pop-rock italiano risponde al nome di Maria Antonietta, in gara con Colombre, al secolo Giovanni Imparato, cantautore. Torna la diversamente cantante Elettra Lamborghini, torna Arisa, al suo ottavo Sanremo, vinto due volte. Torna anche Malika Ayane, al suo sesto. Veglia su loro tutte la 77enne Patty Pravo, al suo 11esimo.
Bella bro
La scena rap/trap ci delizierà con le rime del potentino Chiello, lo scorso anno con Rose Villain a cantare Battisti. E con Sayf, che da Rapallo a Sanremo è un attimo. Diversa popolarità accomuna il molisano Nayt con il nume tutelare J-Ax, da Milano. Da Napoli arrivano LDA (Luca D’Alessio, di padre Gigi) in gara con AKA 7even, e i conterranei Samurai Jay e
Luché. Alla comitiva di napoletani si aggiunge il più melodico Sal Da Vinci, qualcuno ricorderà ‘Rossetto e caffè’. Melodico, da Roma, è anche Eddie Brock, esploso su TikTok: ce lo siamo perso, ma per ora non ce ne faremo una colpa. Da Bologna giunge per la prima volta il rapper Tredici Pietro, al secolo Pietro Morandi figlio di Gianni. Per il già vincitore di Festival Francesco Renga, con questo i suoi Sanremi sono dieci. Tre quelli di Michele Bravi, quarto nel 2017 con la bella ‘Il diario degli errori’. È la terza volta per Leo Gassmann figlio di Alessandro e nipote di Vittorio, che nel 2020 vinse nei Giovani.
Pistolotto finale
Più o meno tutti i Big di cui sopra hanno una major alle spalle, da tempo o per l’occasione. Ogni riflessione su dove siano gli indipendenti va girata a Enrico Ruggeri, che del suo ‘Gli occhi del musicista’ vorrebbe fare un controfestival. “Viene da chiedersi se con un cast così fosse indispensabile mettere in piedi l’ennesima maratona”, scrive Andrea Silenzi su Repubblica. Vero, ma non è che si può avere Giorgia tutti gli anni. Solo l’ascolto dirà se le canzoni scelte dal Conti son belle. L’intelligenza artificiale, si sa, fa miracoli.
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2025-12-01T08:00:00.0000000Z
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