‘Atteggiamento arrogante del prete’
Il previsto taglio delle messe ha anche risvolti finanziari. Il Consiglio parrocchiale: ‘Urge restaurare la chiesa, arduo trovare fondi se non la si usa’
di Marco Narzisi
A Cademario, che ospitò Guareschi, creatore di Don Camillo e Peppone, uno scontro oppone il parroco, don Pascal Burri, e il Consiglio parrocchiale, il quale, sostenuto dal Municipio, ha chiesto alla Curia la rimozione immediata del prete. Casus belli, la volontà di don Burri di ridurre le messe. Ma, come spiega il presidente del Consiglio parrocchiale, Antonio Rezzonico, la questione non è solo liturgica. «Don Burri sin dall’inizio del suo ministero si è prefissato di ridurre le messe asserendo che sono troppe. Su ciò si può essere d’accordo. Ma ad oggi a Cademario ne celebra solo due al mese, alternandosi col collaboratore, don Nicolas Bulian, per la domenica e le feste comandate: ora, don Bulian riceve 50 franchi per messa, mentre a don Burri spettano circa 26’000 franchi l’anno». Cifra dedotta dal contributo di 30’000 franchi che il Consiglio parrocchiale riceve ogni anno dal Municipio.
‘Se riduce le messe, riduciamo la congrua’
Sullo sfondo, l’urgenza di restaurare il soffitto della chiesa, con una spesa prevista di almeno 800’000 franchi. «Cademario non è una parrocchia ricca – prosegue Rezzonico – e diamo già circa 4’800 franchi di affitto alla parrocchia di Breno, sede della casa parrocchiale. Di spese come luce e nafta spesso si fanno carico i membri del Consiglio parrocchiale». Da qui, il mandato dell’assemblea parrocchiale al Consiglio di rivedere con la Curia la “congrua” pagata al prete in base alle attività effettivamente svolte. «Per tutta risposta, don Burri a maggio in una riunione coi rappresentanti dei Consigli parrocchiali di zona, con la scusa delle assenze per vacanze sua e di don Bulian, ha annunciato che in estate avrebbe ridotto le messe a Cademario da una a settimana a una ogni 15 giorni. Peraltro don Burri ha più volte espresso l’intenzione di celebrare una sola messa la domenica in tutta la zona. Sulla riduzione estiva, ha obiettato che non ci sono abbastanza preti: le parrocchie si sono però attivate, e abbiamo trovato la disponibilità di don Pierangelo Regazzi e don Simone Bernasconi, e di don Erico Zoppis per la messa dell’Assunta».
Come si arriva a chiedere la rimozione? «Gli animi si sono scaldati quando è stata prospettata la riduzione della congrua in seguito alla diminuzione delle messe. La sua risposta è stata molto autoritaria, al limite dell’arroganza e della presunzione, ha sostenuto che “lo paga il vescovo” e che noi non abbiamo voce in capitolo. Da tale comportamento, ennesima dimostrazione di atteggiamento “poco pastorale”, la decisione drastica di chiedere alla Curia di sostituirlo, comunicata al Municipio che si è espresso in nostro favore».
‘Non torniamo indietro’
Rezzonico ci tiene a precisare che non si tratta di una questione personale né di anticlericalismo. «Nessun problema con don Nicolas, un sacerdote con una forte vocazione. Avessimo avuto due come lui, le parrocchie in zona sarebbero fiorite». La palla ora è in mano alla Curia. Chiediamo quale sarà la posizione della parrocchia nel caso di conferma di don Burri. «Cademario non torna indietro: non è ammissibile, nel 2023, imporre una persona non gradita che dobbiamo pagare noi. Col rischio che il Municipio decida magari di non darci più i 30’000 franchi annui vitali per la sopravvivenza della parrocchia».
‘Municipio a un bivio sulla chiesa’
«Il Municipio si trova di fronte a due problematiche. Prima, l’eventuale chiusura della chiesa perché non rispecchia più i parametri di sicurezza e necessita di restauri urgenti – spiega il municipale Lorenzo Forni –; seconda, la serie di lamentele che come Municipio ci siamo trovati a dover gestire riguardo al parroco, circa la riduzione delle messe da lui voluta e, in generale, sul modo di porsi, per così dire, poco piacevole con i fedeli, per cui ad oggi per la parrocchia di Cademario non è un valore aggiunto. L’esecutivo, sulla base dei dati che ha ricevuto, ha deciso di assecondare la richiesta della parrocchia. Poi sta alla Curia decidere».
Ipotizzando la conferma di don Pascal Burri ci si interroga sulle eventuali reazioni dell’esecutivo. «La decisione è legata a vari fattori. Se la Curia appoggiasse la volontà di ridurre le messe, il Municipio sicuramente non approverebbe, perché, anche se i fedeli non sono tanti, si va a togliere un momento di raccoglimento all’interno del paese. L’esecutivo, però, si dovrà soprattutto chinare sulla questione della sicurezza della chiesa, e qui siamo a un bivio: se la chiesa viene utilizzata regolarmente, allora si possono trovare investitori, o donazioni per restaurarla e tenerla aperta. Se invece, nel caso di riduzione delle messe, venisse usata poco o per nulla, allora diventa difficile e saremo probabilmente costretti a chiuderla, considerato che la parrocchia non ha i fondi per il restauro». Pieno appoggio alla riduzione dello stipendio del parroco: «Se il prete non vuole fare il lavoro per cui è pagato, la parrocchia giustamente ridurrà la paga, di conseguenza il Comune ridurrà il contributo alla parrocchia».
Il parroco: impossibile collaborare
Di altro avviso don Pascal Burri. «Si deve assolutamente distinguere la comunità di Cademario dal Consiglio parrocchiale – commenta il prete –. Con la comunità, nessun problema. Riguardo al Consiglio parrocchiale, fin dal mio arrivo non sono mai riuscito a farmi accettare. Non c’è possibilità di collaborare con loro, ciò che, per quanto so, riguarda anche i miei predecessori: vogliono gestire tutto, anche ciò che fa parte del ministero del prete. Essendo la crisi profonda, ho chiesto io stesso aiuto più volte, l’ultima due settimane fa, alla Curia, che il 6 settembre ha deciso di prendere in mano la situazione».
LUGANO E DINTORNI
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2023-09-12T07:00:00.0000000Z
2023-09-12T07:00:00.0000000Z
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