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Allievi Spai al tavolo con Marina Carobbio

Una delegazione ha incontrato la consigliera di Stato: ‘Abbiamo detto dei momenti di disagio vissuti a scuola’. Ribadito il sostegno al loro ‘sore’

di Daniela Carugati

Una delegazione di studenti del Centro professionale tecnico ha incontrato la direttrice del Decs e dato voce a disagi e problemi. Sostegno al docente licenziato.

Studenti ed ex studenti del Cpt, il Centro professionale tecnico di Mendrisio, hanno un sogno. Che la loro sia una scuola degna di questo nome. Venerdì scorso a Bellinzona una delegazione di cinque allievi – dietro di loro simbolicamente 150 ragazzi che frequentano o hanno frequentato l’Istituto – si sono seduti per oltre due ore allo stesso tavolo con la direttrice del Decs, il Dipartimento educazione, cultura e sport, Marina Carobbio Guscetti. Un incontro sollecitato dagli stessi giovani e al quale i vertici del Decs hanno aderito, ma al quale il gruppo di alunni si è presentato con al fianco una legale di fiducia. Una scelta, quest’ultima, maturata dopo aver ricevuto la conferma che la loro audizione sarebbe stata verbalizzata, secondo la prassi. Un verbale che ora si attende di poter visionare. Le basi su cui si è costruito il colloquio non hanno, comunque, affievolito l’apprezzamento per la possibilità di avere voce e di ritrovarsi a tu per tu con la consigliera di Stato, come richiesto. Sullo sfondo c’è, d’altro canto, il caso del docente di elettrotecnica del Cpt mendrisiense, prima sospeso (per due volte) e quindi licenziato dopo essere stato rimproverato di aver mostrato toni e atteggiamenti irrispettosi nei confronti dei suoi superiori. Una vertenza che ha tenuto banco nelle ultime settimane ed è già approdata davanti al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). Tram che ha annullato la prima sospensione, a seguito di una violazione del diritto dell’insegnante a essere sentito, e che sarà chiamato di nuovo a pronunciarsi sulla disdetta del rapporto di lavoro.

Carenze e atteggiamenti non consoni

Di cose da dire ai responsabili del Decs, gli studenti, ne avevano del resto parecchie. Sul sostegno, già dichiarato, al loro ‘sore’ Roberto Caruso – che vorrebbero rivedere “di nuovo al suo posto” –; ma soprattutto sul clima respirato a scuola, dove anche oggi, ci fanno sapere, è palpabile un’aria di tensione. Una situazione che la delegazione ha portato a conoscenza diretta della direttrice del Dipartimento, la quale, con i funzionari, ha ascoltato “attentamente” le sue parole. “Durante l’incontro – rimarcano gli studenti in una nota – abbiamo riferito di alcuni momenti di disagio vissuti nel nostro istituto scolastico, illustrando le carenze della direzione sia nei rapporti con gli studenti, sia nell’organizzazione della scuola; degli atteggiamenti non consoni di alcuni docenti, tra cui la stessa direzione; e abbiamo lamentato la mancanza di materiale didattico adeguato al nostro percorso formativo”.

‘C’è un problema col materiale didattico’

Con i responsabili dell’Istituto, ci chiarisce il portavoce degli studenti, «non c’è un dialogo». A mediare e offrire un supporto, ribadisce, era proprio il docente allontanato dalla Spai. Quali sono le maggiori difficoltà incontrate in classe?, gli chiediamo. «Vi sono stati dei problemi riscontrati da diverse classi con taluni professori. Allievi hanno testimoniato di insulti e velate minacce – esplicita –. Ma sussistono mancanze anche a livello organizzativo. L’anno scorso, ad esempio, è capitato di non essere avvisati i merito alle giornate informative proposte in vista degli esami. E ce le siamo perse. Abbiamo attirato l’attenzione della direttrice del Decs anche sul materiale didattico, tradotto malissimo dal tedesco, passando dal francese – ci spiega –. Una lacuna che si riscontra non solo sui libri di scuola, ma pure nei testi degli esami. E questo per noi è un grande problema. Insomma, si potrebbe fare meglio in molte cose».

Caruso, ‘sore di eccellenza’

Agli occhi dei ragazzi a rappresentare, per contro, un “esempio di eccellenza sia nell’insegnamento che nell’approccio con noi studenti e le nostre esigenze” è Caruso, “che noi studenti continuiamo a ritenere il nostro Professore”. Dagli allievi del Cpt il licenziamento del docente è stato percepito come “ingiusto e inopportuno”, a tal punto da ribadire il loro “disappunto”. In merito, però, annotano, “il Decs non si è espresso, ritenendola una questione ‘aperta’”. Adesso gli studenti hanno, però, una preoccupazione, che “anche altri docenti competenti”, vista la situazione interna all’istituto, “non segnaleranno alle istanze superiori nell’interesse di noi studenti e della scuola i tanti problemi interni, tra i quali quelli da noi esposti all’onorevole Carobbio, per timore di possibili reazioni a loro pregiudizievoli”.

‘Manipolati? Un’offesa’

Al cospetto della direttrice, i giovani si sono poi tolti, comunque, anche qualche altro sassolino dalla scarpa. Il riferimento è alla lettura data dal Dipartimento rispetto alle dichiarazioni di solidarietà espresse dagli allievi e viste, ricordano, come tentativi di strumentalizzazione da parte del docente e “non come l’espressione della volontà di persone consapevoli e responsabili”. Questo, dicono a chiare lettere, “ci aveva indignato molto, poiché si tratta di una lettura fuorviante con cui si vuole dipingere il professor Caruso come una figura machiavellica e manipolatrice nei rapporti con i suoi studenti, una rappresentazione che troviamo offensiva anche nei nostri confronti, nonché falsa”. E qui il portavoce degli alunni non manca di sottolineare una volta di più il fastidio per questa interpretazione affrettata. «È inconcepibile. Siamo persone adulte in grado di pensare con la nostra testa».

Pronti a protestare

Ha suscitato, quindi, non poco stupore la presa di posizione della consigliera di Stato, giunta poco dopo l’incontro di venerdì: “Abbiamo avuto l’impressione – scrivono ancora gli alunni del Cpt – che quanto da noi illustrato sia stato ignorato e anche negato, facendoci temere che la nostra richiesta di aiuto sia destinata a essere vana”. Toccati nel profondo, come ci dice il portavoce, in ogni caso i ragazzi sono determinati a tenere le posizioni. “Non ci fermeremo”, dichiarano. Non, almeno, finché non riconosceranno nell’Istituto, la scuola che si aspettano. E qualcosa già cova sotto la cenere. «Se la situazione resterà quella che è, l’unica opzione che ci rimane è quella di una protesta pubblica». In altre parole, gli studenti sono pronti a portare il caso del docente in piazza.

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