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Un operatore sociale non serve (per il Municipio)

La casistica molto limitata non lo giustificherebbe

di Leonardo Terzi

A Sorengo un operatore sociale non è necessario. Questo risponde il Municipio a una interpellanza presentata da gruppo Sinistra Unita (prima firmataria Patrizia Gandola) che sosteneva appunto l’introduzione di questa figura. La proposta parlava di un funzionario assunto al 20%, eventualmente condiviso con altri Comuni della cintura luganese. La risposta è scritta anziché verbale, come d’uso “considerato l’interesse generale dell’interpellanza”.

Gli interpellanti facevano notare che 68 dei 106 Comuni ticinesi dispongono di un operatore sociale professionale. Tra gli esempi nella periferia luganese, gli interpellanti menzionano l’operatore condiviso dai Comuni di Lamone, Gravesano e Manno e l’operatore assunto al 20% da Origlio.

Figura professionale prevista dal Regolamento organico comunale

La figura in questione è peraltro già prevista dal Regolamento organico comunale di Sorengo, anche se non è stato assunto nessuno. Il Municipio ritiene di essere, ‘a posto così’. “All’atto pratico – scrive il Municipio – è innanzitutto opportuno ricordare che la fitta rete di aiuto sociale è organizzata a livello cantonale (Dipartimento sanità e socialità) ed è strutturata per affrontare le varie casistiche del complesso e variegato ambito del ‘disagio’ che comprende, sommariamente, problematiche di natura economica, occupazionale e famigliare con risvolti sociali, psicologici, psichiatrici, e medici”.

‘Solo’ tredici cittadini in assistenza e dodici sotto protezione

“L’accesso a questa rete, necessariamente ampia e specialistica, date le profonde differenze che si riscontrano in generale all’interno della casistica, è dato attraverso le varie ‘antenne’ presenti sul territorio e meglio: i medici e i servizi sanitari, gli istituti di cura, gli istituti scolastici, i servizi di polizia ecc. A volte, come ben rilevato dagli interpellanti, anche gli uffici comunali costituiscono la ‘porta d’accesso’ ai servizi sociali, vuoi perché nell’ambito della loro attività ‘scoprono’ situazioni di disagio, vuoi perché gli utenti si rivolgono direttamente o indirettamente (per segnalazione di vicini o parenti) agli sportelli del Comune quale ente pubblico più prossimo e facilmente accessibile. Comune che peraltro viene chiamato in causa per tutta una serie di casistiche”. Tra le persone occupate in questa attività, una funzionaria amministrativa che ha seguito la formazione obbligatoria sul funzionamento dei servizi Laps e dell’Agenzia Avs, che agisce in questi ambiti sotto la direzione del segretario comunale; il segretario comunale medesimo, eventualmente supplito dalla capodicastero Sanità e Socialità, la direttrice dell’Istituto scolastico “che segnala puntualmente al Segretario comunale, in veste di delegato Arp, eventuali situazioni di possibile disagio famigliare che emergono nell’ambito scolastico e che trascendono gli aspetti didattico-pedagogici di competenza delle Istituzioni scolastiche”. Fin qui la ‘rete’ già attiva, ma perché non completarla con un operatore professionista, come in altri Comuni? Il Municipio ne fa anche una questione di numeri. “Data la modesta dimensione del nostro comune la casistica è comunque molto limitata e consiste attualmente in 13 casi di beneficiari di aiuti economici (assistenza), 12 misure di protezione attive e qualche istruttoria in corso. Tutte le situazioni di potenziale disagio che vengono a conoscenza dei nostri servizi sono analizzate, seguite e segnalate ai servizi competenti per la relativa presa a carico”.

LUGANO E DINTORNI

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2024-10-08T07:00:00.0000000Z

2024-10-08T07:00:00.0000000Z

https://epaper.laregione.ch/article/281857238970518

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