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‘Loup Garou’, e il viaggio continua

La musica l’ha fatta scendere dalla ruota del criceto, ‘Voyage’ le ha fatto capire chi vuole essere: Zoë Më, un pacifico licantropo tra pop e chanson

Di Beppe Donadio

Sarà quel suo rendere dolce una lingua dura, sarà che al tedesco ti ci porta passando dal francese. O sarà invece che nessuna lingua è dura, nemmeno il prugiasco, e nella lingua composita di Zoë Më tutto è armonico sin da ‘Momoko’ (2020), a oggi il suo unico ‘lungometraggio’. È così anche in ‘Loup Garou’, Ep uscito da qualche settimana, a un anno da altri due ‘corti’, ‘Dorienne Gris’ e un altro lupo, ‘Le Loup’. L’ultima volta insieme a Zoë Më era una notte di Basilea nella hall di un hotel in zona stazione a commentare ‘Voyage’, il suo Eurovision Song Contest, un gesto di classe premiato dalle giurie tecniche e un po’ meno dal pubblico, e il pubblico dell’Eurovision Song Contest non è certo quello del Premio Tenco. ‘Voyage’, che in bocca a molte soporifere e autotunate stelline della canzone internazionale sarebbe hit planetaria, è anch’essa nel nuovo ‘Loup Garou’, del quale si rimpiange il solo fatto di non essere un album. E quindi ci teniamo strette quel gioiello che non stanca mai e cinque nuove, ispiratissime canzoni. «Basilea mi ha fatta crescere come artista, ho imparato tanto in pochissimo tempo e adesso ne so di più su chi sono e chi voglio essere. Ora vivo in una casa tutta mia, ho una stanza per il pianoforte, perfetta per scrivere cose nuove». Zoë ha messo le tende a Friburgo e da lì partirà per Lucerna (15.1), Parigi (19, 20 e 21.2 nel mitico Olympia, di supporto a Stephan Eicher), Berlino (18.3), Zurigo (26.3), Berna (27.3) e Lichtensteig (8.8).

‘Le Loup’ è tornato, ora è un licantropo. Quanti ne incontreremo ancora e, soprattutto, dobbiamo averne paura?

Forse non ci sarà un lupo in ogni disco, ma effettivamente è una figura ricorrente. Il licantropo ha due facce che sono anche le mie: il dualismo linguistico francese-tedesco e quello pop-chanson che mostro in questo Ep, tre brani sono chanson e altri tre pop songs. In ‘Loup Garou’ mostro miei estremi, così che in futuro, se mai volessi farne una cosa sola, chi dovesse ascoltare saprà da dove vengo.

Dunque nella ‘Loup Garou’ canzone è Zoë che parla a Zoë?

Interpreto due figure distinte, ma parlo di un’altra persona, che ha almeno due facce e per qualcuno anche una è già troppo. Di norma ci viene chiesto di mostrare una faccia soltanto, di focalizzarci su una parte di noi ed essere quella parte per sempre, quando invece la verità è che tutti abbiamo dentro multipli di noi, ma siamo invitati a nasconderli.

‘Voyage’ non è un valzer, ‘Millions de moi’ invece sì, ma paiono un unico ballo…

Amo quel tempo musicale, è rilassante, pacifico come una filastrocca, è un calmante, che è poi ciò che la mia parte chansonnière cerca di essere, una coperta che mentre ascolti ti riscalda per intero.

Entrambe contengono gli archi che tanto ami, il pubblico luganese ti ricorderà nello showcase Rsi con Cécile Grüebler al violoncello. Quanto manca a quel tuo sogno di suonare dal vivo con un’intera orchestra?

Mi ci sto avvicinando un passo alla volta. Concedermi il sogno è stato il primo passo, mettere gli archi in tutte le canzoni il secondo, pianificare quel momento per ora da dietro le quinte è il terzo. Ma chi mi ha vista dal vivo quest’anno avrà notato anche i due archi che sono con me sul palco.

‘Voglio dimenticare la mia tristezza in questa ruota del criceto in cui sono e non voglio essere’, canti in ‘Hamsterrad Tristesse’, ma dici anche ‘presto cambierò l’arredamento, occhi da criceto, cuore da leone’. Come si vive nella ruota del criceto?

Intrappolati nella vita di tutti i giorni a fare le stesse cose tutto il tempo, senza poter sfuggire a quella condizione. È quella parte di me che non riusciva a fare musica perché doveva finire di studiare e ora che gli studi sono finiti sono saltata fuori dalla ruota, con il coraggio che serve per passare da criceto a leone e scoprire che il mondo fuori dalla ruota non è così spaventoso come sembra.

In ‘Clair de Lune’ canti la tua generazione, ‘che vede con gli occhi e non con l’anima’. C’è un clavicembalo che suona in piena notte: è il suono degli horror o sono note di speranza?

Entrambe le cose. La mia generazione non ha a che fare con la data di nascita, la mia generazione sono tutti coloro che provano empatia, una generazione forse non di ottimisti assoluti, perché siamo anche specchio di quel che il mondo vive oggi, ma dai pensieri profondi. Il clavicembalo nella notte per me è la speranza che viene dalla melodia di Debussy e ci dice che anche in tempi in cui tutto è tremendamente difficile c’è ancora tanta bellezza da proteggere. La cosa vale per tutte le generazioni, ma per questa in particolare, che ha il tempo per vedere le cose ma non quello per processarle, perché il flusso è troppo grande. Ma a volte si tratta anche di scegliere cosa vuoi vedere.

In ‘Clair de Lune’ si parla di Berlino. Ci suonerai in marzo, pare tappa obbligata di chi fa musica, Beatles compresi…

All’inizio della mia carriera qualcuno ha detto “canti in tedesco, vai in Germania, puoi fare successo”. A Berlino ho scritto e registrato ‘Dorienne Gris’, ho incontrato gente meravigliosa, è un posto importante per me ed è bello tornarci. Sarà il mio primo concerto da headliner in quella città, ce ne sarà uno anche in Francia. In verità anche ‘Clair de Lune’ è stata scritta pensando alle strade di Berlino, è un posto nel quale nascono i miei testi più duri, la Francia invece chiama i valzer di cui dicevi. Entrambi questi amori si mischiano perfettamente a Friburgo, sul Röstigraben.

Da Durch die Nacht: ‘Ogni notte nell’oscurità mi vedi, esco per cambiare le leggi’. Quali leggi, quali regole vuoi cambiare?

Molte. Per ora ne ho cambiata una del tutto personale: vivere nel mio appartamento, da sola, mi fa sentire di essere entrata nella vita adulta per la prima volta. Tra tutte queste nuove piccole cose c’è anche l’uscire di notte, stando sempre attenta ma non condizionata dalla paura. La vita è breve, la devi vivere e per farlo nel migliore dei modi, come quando devi scendere dalla ruota del criceto, serve coraggio.

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