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Banchi di prova per la neutralità svizzera

Di Michele Ferrario

Attiva? Armata? Cooperativa? Umanitaria? Il tema attualissimo della neutralità – “un caposaldo elvetico” viene definita dall’autore già nel sottotitolo – è al centro del libro più recente dato alle stampe dallo storico Orazio Martinetti, che ne ripercorre cronologicamente il cammino partendo dalla seconda metà del Cinquecento per giungere, una settantina di pagine più avanti, ai nostri giorni.

‘Itinerari della neutralità’ (Armando Dadò Editore, pp. 96), quinto libro di Martinetti nella collana Il Laboratorio, rientra pienamente nel dibattito politico che riprende vigore ogniqualvolta si parli della posizione della Svizzera nel mondo, della sua politica estera, dei suoi rapporti con l’Unione europea. Tra gli episodi più recenti e discussi, la decisione presa dal Consiglio federale il 28 febbraio 2022 di aderire alle sanzioni, essenzialmente finanziarie, dell’Ue contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Questa posizione portò a dire al presidente degli Stati Uniti Joe Biden che anche la Svizzera aveva voltato pagina.

Cosa significa non partecipare?

Il saggio di Martinetti, che ha il pregio dell’agilità, ma è ricco di note che permettono anche al lettore meno informato di addentrarsi in un tema spinoso, prova anzitutto a definire la neutralità. In termini assoluti (Dizionario di politica diretto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino) vengono chiamati neutrali “gli Stati che rimangono estranei ad un conflitto esistente tra due o più altri Stati”.

Ma cosa comporta questa estraneità? Cosa significa non partecipare? Non intervenire direttamente, certo. Non concedere, inoltre, a uno dei belligeranti, vantaggi di sorta (economici, di aiuto militare diretto o indiretto, di transito). Assicurare aiuto umanitario alle vittime. Mettere a disposizione, come Svizzera, la nostra plurisecolare tradizione mediatrice (i cosiddetti buoni uffici). Non aderire ad alleanze militari se non in caso di aggressione diretta al nostro Paese, proprio per non compromettere quella terzietà che sola ci permette di mediare. Un’interpretazione più restrittiva della neutralità svizzera come chiesta dall’Iniziativa sulla salvaguardia della neutralità presentata l’11 aprile 2024 dal Movimento Pro Svizzera, e firmata da quasi 130’000 cittadine e cittadini (15’537 in Ticino), è ritenuta dal Consiglio federale – che invita a respingerla – eccessivamente vincolante: “Ancorare la neutralità, e in particolare la sua definizione e attuazione nella Costituzione federale, come chiesto, limiterebbe la flessibilità di manovra di Governo e Parlamento in un caso effettivo”.

A questa iniziativa, politicamente sostenuta in primo luogo dall’Udc, si contrappone Per una Svizzera forte in Europa (la raccolta firme scade il 2 ottobre 2025). In essa si chiede che il nostro Paese partecipi attivamente all’integrazione europea e al mercato interno europeo; che vengano siglati trattati di collaborazione in campo culturale, accademico e climatico; che vengano comunque tutelati “i valori fondamentali della democrazia e del federalismo, le basi naturali della vita e l’equilibrio sociale in seno alla collettività e sul mercato del lavoro”. Insomma, il dibattito politico (esercizio che qualcuno, oltre San Gottardo, ha già definito Seiltanz, esercizio per funamboli) è quantomai acceso e il volume di Orazio Martinetti è uno strumento assai utile per districarsi, su solide basi storiche, in un ambito tanto centrale quanto potenzialmente aperto a forzature ideologiche. Una “carrellata storica” – la definisce l’autore – che in parte affronta compiutamente, in parte vi fa accenno solo di striscio, aspetti teorici, politologici, costituzionali, etico-umanitari, militari e anche mitologici: pensiamo soltanto al concetto di Ridotto nazionale che, già da fine Ottocento, ma soprattutto durante e dopo la Seconda guerra mondiale, ha accompagnato almeno quattro generazioni di svizzeri.

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2025-01-03T08:00:00.0000000Z

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https://epaper.laregione.ch/article/281917368708337

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