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È morto Frederick Forsyth, la spia fattosi scrittore

Di Alessandro Logroscino/ANSA

Pilota-ragazzino della Raf, poi reporter, spia sotto copertura per conto dei servizi segreti di Sua Maestà e infine scrittore di bestseller pubblicati in oltre 70 milioni di copie in tutto il pianeta. È stata senza dubbio una vita avventurosa quella di Frederick Forsyth, morto ieri a 86 anni dopo “una breve malattia” nella sua residenza inglese, circondato dalla famiglia: una vita confluita negli intrecci mozzafiato di una ventina di romanzi in grado d’inchiodare con il loro realismo elettrizzante schiere di appassionati del genere della spy story.

A dare la notizia ai media del Regno Unito è stato il suo agente letterario Jonathan Lloyd, della Curtis Brown. “Piangiamo uno dei più grandi scrittori di thriller del mondo”, ha sottolineato Lloyd, anticipando il tenore dei messaggi di cordoglio seguiti a stretto giro da figure del mondo della cultura britannica e internazionale, da personalità pubbliche, da esponenti delle istituzioni come dello show business. E della casa reale che lo aveva infine decorato con il titolo di Commander of the Order of the British Empire.

Riconoscimenti difficili da contestare. E non solo per i numeri che hanno scandito nei decenni il successo di narratore di Forsyth (riflessosi pure in trasposizioni cinematografiche non meno fortunate).

Talento nello svelare segreti

Riconoscimento dietro i quali si staglia una vicenda umana il cui filo conduttore è stato probabilmente il talento di svelare segreti. L’ultimo dei quali riferito a se stesso, con l’ammissione diretta e definitiva – contenuta in un’autobiografia pubblicata dieci anni fa e intitolata significativamente ‘The Outsider, My Life In Intrigue’ – sul proprio passato nel Secret Intelligence Service, il leggendario MI6 britannico incarnato al cinema dalla saga di 007: un po‘ come John Le Carré o Graham Greene prima di lui. Il racconto senza più omissis di un percorso di vita senz’altro non comune, dalla nascita nel 1938 nel tranquillo Kent inglese all’università in Spagna, fino all’avventura da pilota della Raf (il più giovane mai arruolato fino ad allora nel Regno Unito) o a quelle da giornalista al di là del Muro di Berlino e poi di inviato di guerra nell’Africa degli anni Sessanta. E in ultimo alla reincarnazione come scrittore, suggellata, a partire dal 1970, da titoli destinati a fare epoca quali ‘Il giorno dello sciacallo’, ‘Dossier Odessa’, ‘I mastini della guerra’ o ‘Il quarto protocollo’.

Dietro la cortina di ferro

Una parabola “degna davvero di James Bond” anche nelle sue attività di reporter, di testimone, di segugio di conflitti e cospirazioni, come ebbe a notare a suo tempo il Daily Telegraph. A partire dagli anni giovanili che lo videro occuparsi come giornalista investigativo del complotto ordito dall‘Oas in Francia per assassinare Charles De Gaulle (successivamente al centro del ‘Giorno dello sciacallo’) e quindi corrispondente per conto della Reuters dalla Germania est e dalla Cecoslovacchia: allora oltre quella che Winston Churchill aveva chiamato ‘la cortina di ferro’. Territorio nemico, nella percezione dell’epoca, dove fra l’altro Forsyth non si fece mancare flirt con almeno due belle informatrici della Stasi e della polizia politica di Praga: ‘honey trap’, nel linguaggio delle spie. O ancora in Nigeria per coprire la rivolta dei ribelli del Biafra: dapprima per la Bbc, poi – quando da Londra gli si disse basta, per non creare fastidi agli interessi postcoloniali del governo britannico – da free lance per due anni di seguito. Fu forse quello il momento esatto dell’aggancio con l’MI6. E non è escluso che questa relazione pericolosa possa aver aiutato Forsyth a cavarsela anche in anni successivi. Come quando, nel 1974, riuscì a sfuggire in extremis ad Amburgo a un trafficante di armi che sembra lo avesse smascherato, dopo che s’era infiltrato in un giro di mercanti di morte fingendosi intermediario del Sudafrica razzista. Pur di raccogliere elementi utili alla trama dei ‘Mastini della guerra’.

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2025-06-10T07:00:00.0000000Z

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