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Non è tutto bene quel che comincia bene

Il Lugano parte forte e prova a mettere alle strette gli uomini di Tangnes, poi però la serata prende una piega ben diversa. ‘Abbiamo subito fisicità e pattinaggio’

di Christian Solari e Daniele Neri

Lugano – Mancano poco più di quattro minuti alla fine, e un Lugano sotto 3-1 s’aggrappa alle residue speranze di riaprire il match, sfruttando la penalità inflitta a Hofmann per un disco spedito in tribuna, quando un intelligente appoggio sottomisura di Joly per Verboon si trasforma in un bellissimo tocco a botta sicura del ginevrino, che però va a sbattere in mezzo ai gambali di Wolf prima di spegnersi vicino al secondo palo, dove un Arcobello che mai sbaglierebbe da lì non inquadra neppure la porta, infatti il suo tiro costeggia la linea anziché superarla; come se non bastasse, sugli sviluppi dell’azione ci prova anche Carr, che di questi tempi ci prova e ci prova senza riuscirci mai, e nell’occasione invece di trovare l’impatto col disco fracassa in due il bastone. Naturalmente non è quello il momento in cui si decidono le sorti di Lugano-Zugo, ma il men che si possa dire è che quel frammento di superiorità numerica sia rappresentativo delle difficoltà che incontrano sottoporta i bianconeri di questi tempi. Il che è naturalmente un vero peccato, soprattutto alla luce di come era partito il confronto alla Cornèr Arena, in un primo tempo che pareva essere il migliore degli auspici per gli uomini di Luca Gianinazzi, che nei primi venti minuti di gioco fanno la partita mentre lo Zugo fatica a esprimersi, con gli impulsi offensivi ticinesi che arrivano non solo dalle prime due linee ma pure dalla quarta, trascinata da un Lorenzo Canonica che – al di là del gol – è uno dei giocatori più in luce, e che dopo aver cominciato la partita da centro qual è, la finisce all’ala di Marco Müller in un epilogo di serata dai toni decisamente meno esaltanti. «I cambi di linea fanno parte del gioco – racconta Canonica –. Infatti l’allenatore cerca di trovare l’alchimia giusta tra i giocatori, ma purtroppo questi cambiamenti stavolta non hanno portato i frutti sperati».

Anche perché, dopo un primo tempo sostanzialmente dominato, i bianconeri debbono fare i conti con la reazione di uno Zugo rientrato sul ghiaccio con un altro volto, e, oltre a non concedere nulla – se non un disco mal gestito in zona neutra, che Marco Müller al 37’ sfrutta per lanciare Sekac, il quale finisce però con lo schiantarsi addosso al portiere Wolf –, pattina tantissimo, giocando con più aggressività. «Quelli dello Zugo sono stati migliori di noi nei dettagli, mettendo fisicità in pista, bloccando tanti tiri e tenendo un ritmo di pattinaggio molto alto per tutti i sessanta minuti. Tanto di cappello, alla fine hanno meritato di vincere». Per il ventunenne ticinese è difficile riuscire a trovare una spiegazione del perché, improvvisamente, la partita abbia preso un’altra piega. «Di sicuro, nel secondo tempo abbiamo cominciato a incontrare delle difficoltà in uscita dal nostro terzo difensivo: in pratica facevamo fatica a portar fuori i dischi, e così restavamo bloccati in zona difensiva. Credo sia stato soprattutto questo alla base delle nostre difficoltà. Il primo gol? Finalmente è arrivato, e sono pure andato vicino a segnarne un secondo. Però – conclude –, il problema è che è arrivata un’altra sconfitta: sarebbe stato per me molto più piacevole festeggiare questa prima rete con una vittoria...».

L’ANNOTAZIONE Non mollare mai

Prima o poi il momento buono arriva. Sempre. Anche per Lorenzo Canonica, che nella sera della sua trentaseiesima partita in bianconero trova infine il modo di realizzare la sua primissima rete. Un anno dopo, giorno più, giorno meno, quella botta al polso che – era la metà di ottobre – segnò l’inizio del calvario del ventunenne centro, tornato in Ticino nella primavera del 2023 dopo due campionati e mezzo in Nordamerica. Nell’occasione, al terzo minuto di Lugano-Zugo Canonica si fa trovare al posto giusto nel momento giusto davanti alla porta di TimWolf, quando Alatalo e Joly danno vita a un’interessante combinazione che sfocerà nel gol d’apertura. Centro della quarta linea nell’occasione, il numero 14 in quel frangente non sarebbe nemmeno dovuto essere in pista, e se è successo è ovviamente perché le ali del suo blocco sono già andate al cambio e lui invece no. Sta di fatto che in mezzo a Joly e Carr (dove stavolta c’è l’impalpabile Verboon) il centro ticinese già c’era stato per un paio di partite, e non aveva per nulla sfigurato. Anzi. E chissà che, anche grazie a questa rete, agli occhi di Gianinazzi non abbia guadagnato altri punti.

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2024-10-23T07:00:00.0000000Z

2024-10-23T07:00:00.0000000Z

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