È d’oro massiccio il Delfino del Verbano
Ai Mondiali di Budapest, grazie allo straordinario 21”32 che è il nuovissimo record planetario sui 50 metri, Noè si laurea campione del mondo. ‘Temevo di buttare via tutto con un errore’.
L’aveva detto lui stesso la vigilia, che la gara vera sarebbe stata quella del giorno dopo. Nonostante in quel martedì pomeriggio di Budapest Noè Ponti si fosse qualificato alla finale dei 50 delfino ai Mondiali in vasca corta con tanto di record del mondo. Quel 21’’43, che pareva destinato a durare, in realtà s’è sgretolato già il giorno dopo, preso a picconate dallo stesso gambarognese, che nell’occasione non ha davvero rivali, e si vendica dello smacco ai Giochi di Parigi della scorsa estate, quando rimase giù dal podio dei 100 per un solo centesimo, dopo aver lottato sino alle ultime bracciate col canadese Ilya Kharun, stavolta secondo, staccato di oltre tre decimi.
In una piscina particolarmente veloce a detta di tutti, il locarnese ha la velocità di un siluro, e il leggerissimo ritardo in partenza (0’’64 il tempo di reazione, il quinto del lotto a sei centesimi dal singaporiano Teong, il più rapido a scattare) evapora dopo poche bracciate: infatti ai cinquanta metri Noè è già secondo, staccato di un centesimo dall’olandese Korstanje con cui aveva già duellato in semifinale. Poi l’ultima vasca il ticinese la divora d’un fiato, fermando i cronometri su un 21’’32 che è uno straordinario primato del mondo, addirittura undici decimi in meno rispetto al giorno prima. Ma soprattutto, quel primato – nientemeno che il quarto negli ultimi due mesi – gli regala il primissimo titolo di campione del mondo in una peraltro già impressionante carriera. «Prima della gara me la stavo facendo sotto –dice Noè col sorriso, ai microfoni di Rsi –. Finalmente quell’oro è arrivato, con un altro record del mondo. Che dire?». Arrivato in finale con i riflettori puntati addosso dopo il 21’’43 della vigilia, e probabilmente con la cocente delusione olimpica non del tutto sopita, da qualche parte nella mente, sulle rive del Danubio il Delfino del Verbano doveva fare i conti con la pressione del ragazzo destinato a vincere, e ha dimostrato al mondo intero di essere in grado di reggerla. «Sapevo di essere il favorito, ma non è che gli altri sono delle ‘pippe’, quindi... La mia paura era quella di commettere qualche errorino, e in una finale può bastarne anche uno soltanto per buttar via la medaglia. Invece sono riuscito a fare una gara quasi perfetta: anzi, se devo essere sincero non credevo di essere andato tanto forte. Meglio di così... Di sicuro il Mondiale è iniziato benissimo, e domani (oggi per chi legge, ndr) ci sono i 100 misti e poi i 100 delfino, che credo sia la gara più difficile. Ma ora che sono diventato campione del mondo, tutto ciò che arriva in più me lo godrò sul serio».
Un trionfo per la storia
Ma quella dell’11 dicembre 2024 è una data destinata a rimanere nella storia del nuoto elvetico, e non soltanto nei ricordi di Ponti. Infatti, nonostante in campo internazionale il movimento rossocrociato abbia già totalizzato venti medaglie (quattro ai Giochi e sedici ai Campionati del mondo), non era mai successo prima d’ora che un suo rappresentante conquistasse un titolo intercontinentale, né ai Mondiali in vasca corta, né in quelli in vasca lunga. L’unico oro di cui la Svizzera poteva vantare ai Mondiali era quello della ginevrina Swann Oberson sui 5 chilometri in acque libere, nel 2011, ma il nuoto in piscina è tutt’altra cosa sia dal punto di vista della pressione mediatica, sia da quello della concorrenza, e Noè ha dimostrato di saperle sopportare entrambe. Ma la domanda che un po’ tutti si fanno adesso è: con simili premesse, in futuro fin dove si spingerà?
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