Jack Savoretti, un’estate italiana
‘Miss Italia’ è il suo album più recente, chiamatogli dalla perdita del padre. Il cantautore italo-britannico con trascorsi a Carona sarà sabato a Estival Jazz
Di Beppe Donadio
L’album s’intitola ‘Miss Italia’, dove l’Italia è l’Italia e ‘miss’ si può intendere come vincitrice di concorso di bellezza ma anche come ‘mi manchi’. Jack Savoretti avrebbe potuto scrivere ‘Miss Carona’, vista la cospicua fetta di giovinezza ivi trascorsa, ma la nostalgia stavolta è tutta per il Bel Paese, in un disco in italiano uscito poco più di un anno fa e che Piazza della Riforma ascolterà, almeno in parte, sabato 12 luglio quale primo atto della serata finale di Estival Jazz. Dopo il singer-songwriter italo-britannico-ticinese, a Lugano suoneranno il monumento Youssou N’Dour e il Trio d’Été di Gonzalo Rubalcaba. Per completezza d’informazione, Estival si aprirà giovedì con Alina Amuri, Al Di Meola con l’Orchestra della Svizzera italiana e la band fusion Patax; di venerdì, Kurt Elling insieme agli Yellowjackets per celebrare gli Weather Report, i Take 6 e Candy Dulfer con Shelby J. “Come posso raccontare / Questo strano Bel Paese al mondo / Non la superficie delle onde / Ma quello che sta a fondo”, canta Savoretti nel primo brano di ‘Miss Italia’, un tributo al belcanto da interpretare come omaggio a una tradizione che non è soltanto “sole cuore amore”, trittico con il quale si è soliti liquidare un patrimonio che ha confini più estesi. Insomma, un buon canto, più che un bel canto e basta.
Con Tommaso Colliva a produrre, desiderio confessatoci in un’intervista di qualche anno fa, Jack ha voluto con sé i britannici Miles Kane (‘Bada Bing, Bada Boom’) e Delilah Montagu (‘Sarà sempre domenica’), l’italiana Svegliaginevra (‘Per dire il tuo nome’), l’italiano Zucchero (‘Senza una donna’, per un duetto nato nelle stanze della BBC) e la mezza italiana Natalie Imbruglia (‘Ultime parole’). ‘Miss Italia’, la canzone che dà il titolo all’album, non è un duetto, ma va citata per grazia di scrittura e per i contenuti ‘oldie’ che forniscono una chiave di lettura del tutto.
Jack Savoretti, come dobbiamo intendere il ‘Miss’ del titolo?
La mia avventura con la musica italiana è nata dalla perdita di mio padre. È stata una cosa che ho dovuto fare, più che voluto. Quando è mancato, mi sono ritrovato senza più la bandiera tricolore della famiglia, l’ho dovuta recuperare, riscoprire. In quel momento, una delle poche cose in grado di farmi stare bene, o meglio, capaci di farmi sentire qualcosa, è stata la musica italiana, dunque mi sono tuffato di testa nell’amore che provo per essa. E in effetti ‘Miss Italia’ altro non è che una lettera d’amore, un ‘grazie’ a tutta quella musica italiana con la quale sono cresciuto, la musica di mio padre e la mia, la colonna sonora della mia infanzia e del mio presente.
Già nel 2019, parlando di ‘Singing to Strangers’, avevi fatto dei nomi, dicendo come quell’album che ‘sapeva’ di Morricone fosse la summa di tutti gli ascolti italiani: ‘Ho preso da Patty Pravo, Tenco, Battisti, gli anni in cui il cantautorato classico si è fuso con il rock, quel che è successo in Francia con Gainsbourg, in America con Marvin Gaye’…
La canzone italiana c’è sempre stata, anche quando ho cantato in inglese. Quella di Lucio Battisti in particolare, perché è vero che Mogol era un genio dei testi, ma Battisti genio lo era altrettanto e non solo a livello musicale, ma anche produttivo, nell’ambito della ricerca dei suoi e del loro utilizzo. È anche con il suo suono che sono cresciuto. Il suono del basso sulle canzoni di Lucio Battisti è qualcosa che ancora cerco. Ho appena finito di registrare il nuovo album in inglese e non so quante volte, nello studio, come riferimento, ho fatto ascoltare le canzoni di Battisti per cercare di trovare sonorità simili.
Presentando ‘Europiana’ (2021) lodavi il potere della melodia italiana, che nella tua musica non manca nemmeno quando è Nile Rodgers a produrre, come in quel caso…
L’arte della melodia italiana è spettacolare, è diversa da quella inglese in primis per il linguaggio. L’inglese è monosillabico, le liriche sono quasi sempre ritmiche, diversamente dall’italiano che dispone di un’infinità di parole multisillabiche, che sono melodiche da sole. La lingua italiana nasce melodica.
‘Miss Italia’ si apre così: ‘Io sono sempre qualcuno di un po’ strano / Uno che canta in inglese ma sogna in italiano’. Cosa sogna Jack Savoretti, in italiano?
Nostalgia, più che altro. Non sono necessariamente sogni che riguardano il futuro, piuttosto il passato, ma è nostalgia più che malinconia, sono momenti che rivivo con felicità. Mettiamola così: vedo il mio futuro in inglese e il mio passato in italiano, forse sono le mie due personalità. La mia nostalgia è italiana, la mia speranza per il futuro è molto inglese.
È un luogo comune, ma nemmeno tanto: gli italiani sono ovunque, anche nella musica. Anche in ‘Miss Italia’: a parte Zucchero, che all’anagrafe fa Fornaciari, Imbruglia è un cognome siciliano…
Chapeau a Natalie, mi sento di dire, perché è stata tanto coraggiosa ad accettare la proposta. È una mia carissima amica, vive qui vicino e mentre registravo l’album le ho spiegato la mia intenzione di provare a riconnettermi con le mie radici italiane. Natalie mi ha detto: “Anche io vorrei riconnettermi con le mie radici italiane”. Ridendo e scherzando le ho proposto di cantare con me in italiano e lei, sempre ridendo e scherzando, ha risposto in inglese: “Why not?”. È stata coraggiosa perché non parla una parola di italiano, ma si è concessa e le sono grato. Adoro quella canzone e adoro l’energia che ci ha messo, vado fiero del risultato.
Poco prima del lockdown ti sei comperato un pianoforte Bechstein. “Scrivere in italiano è difficile, devi saperlo fare. E io ci sto provando”, dicevi in quei giorni, facendo leva su uno strumento diverso dalla chitarra. Come sta il tuo ‘baby grand’?
È sempre con me e lo uso sempre di più. Il mio Bechstein è una specie di seduttore, a volte lo devo chiudere e riprendere la chitarra in mano, perché spesso mi accorgo che sto scrivendo solo sul pianoforte. Ho il terrore di essere ripetitivo, lo sono nella vita e temo sempre di poterlo diventare anche in musica. Tutto ‘Miss Italia’ o quasi è nato sul Bechstein. È successo per ‘Casa colorata’, per esempio, suonandolo proprio nella camera colorata in cui ho scelto di metterlo. ‘Come posso raccontare’ invece l’ho scritta con la chitarra, alle tre di mattina, ed è l’unica canzone che mio padre ha potuto ascoltare, l’unica prima che mancasse. L’ho chiamato e gli ho detto: “Papà, forse ho scritto la mia prima canzone in italiano…”. Lui mi ha risposto: “Sì, non è male, ma mi sembra che ci sia ancora da lavorare” (sorride, ndr).
Per finire: Estival Jazz è vicino...
Ho paura che mi commuoverò, dovrò prepararmi perché è il primo concerto che faccio a Lugano da quando mio padre non c’è più, ed è anche una delle prime volte che torno in Ticino da quando lui se n’è andato. Dopo la sua scomparsa ho avuto grande difficoltà a tornare, sono stato da queste parti una volta sola, per uno showcase radiofonico. Sarà commovente, come dicevo, ma sarà un ritorno e sono felice perché arriverò un giorno prima proprio per andare a Carona a mangiare al Ristorante Posta, per sentirmi a casa. Per entrare in partita, come si dice nel calcio.
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