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Il Nino Rota che non t’aspetti

Elisa Netzer solista nel Concerto per arpa e orchestra, con l’Arcadia diretta da Piotr Nikiforoff nei Concerti di Primavera (25 e 26 maggio, 9 giugno)

di Beppe Donadio

«È così poco eseguito che le mie insegnanti, durante i miei studi a Londra, nemmeno sapevano dell’esistenza di un suo Concerto per arpa e orchestra. Avevo deciso di studiarlo per un esame e mi sono ritrovata a eseguirne la prima inglese, senza pianificare nulla di straordinario». A ricordarci che Nino Rota (19111979) non è stato solo il premio Oscar per il tema de ‘Il Padrino’, l’immaginifico felliniano messo sul pentagramma nei film che vanno da ‘Lo sceicco bianco’ al ‘Casanova’ e altre colonne sonore per Visconti, Zeffirelli e Clément, è l’arpista ticinese Elisa Netzer. La sua proposta di eseguire «qualcosa di non scontato», parlando di repertorio per arpa e orchestra, è stata accolta dall’Orchestra Arcadia diretta da Piotr Nikiforoff, incontrando il pensiero di fondo di questo ensemble di non professionisti uniti dal piacere di fare musica anche insieme ai professionisti: quest’anno, per i tre Concerti di Primavera alle porte, avranno come solista la pluripremiata Netzer. L’altro rapporto diretto con i professionisti è, dal 2023, quello con Nikiforoff, direttore d’orchestra di fama oltre che violinista dell’Orchestra della Svizzera italiana (Osi). È lui il secondo protagonista della nostra intervista.

Non solo Padrino

Prima di tornare a Rota, luoghi e date dei Concerti di Primavera, per quello che insieme ai Concerti d’Inverno è il doppio appuntamento stagionale che vede l’Arcadia suonare in diverse località del Canton Ticino: sabato 25 maggio alle 20.30 nella Sala Multiuso di Genestrerio; domenica 26 maggio alle 17 all’Auditorio Stelio Moro, a Lugano-Besso; domenica 9 giugno alle 17 nella Chiesa di San Francesco a Locarno. In un programma che inizia e termina con Maurice Ravel – la Pavane pour une infante defunte per cominciare, l’Alborada del gracioso a chiudere –, alla Romeo and Juliet Fantasy Ouverture di Ciaikovski si aggiunge la composizione di Nino Rota.

«Della caratteristica ‘sognante’ della sua musica -– spiega Netzer — il pubblico è a conoscenza grazie alle celeberrime colonne sonore. Meno noto è per il suo meraviglioso repertorio non dedicato al cinema. Nino Rota è un grande rappresentante dell’estetica italiana che andava a riprendere modelli ancestrali, classici, a volte persino un poco nordici, musiche che unite all’arpa generano un’energia sonora assai evocativa». Contrapposto al Rota che «quando doveva scrivere per il cinema era in grado di creare una grandissima atmosferamusicale con lo scopo di rappresentare il contenuto del film», c’è il compositore che «senza un tema assegnato era libero di andare ovunque con la propria fantasia, libertà che permetteva alle sue capacità di venire espresse all’ennesima potenza». Quanto all’arpa, «Rota la sfrutta anche in parte come cliché, ma riesce a trasportarla al di fuori dei consueti momenti dolci e angelici, per assegnare a essa esplosività ed energia che rendono questo concerto, più di altri, particolarmente godibile».

Miracoli

Suonare in un’orchestra di non professionisti, a Elisa Netzer piace «altrettanto se non di più» che farlo in quelle professionistiche. «Quando la musica è il tuo lavoro, non è detto che ogni giorno tu sia in grado di metterci il 100 percento del tuo entusiasmo di orchestrale, mentre queste persone che di giorno fanno altro studiano come dei matti e ci mettono tanta energia, e la cosa diventa per questo molto interessante». A Netzer fa eco Nikiforoff: «Spesso, nel passato, i grandi compositori non sempre potevano disporre di orchestre professionali e si accontentavano di quelle amatoriali. L’importante, alla fine, era l’essere certi di poter trasmettere il senso dellamusica all’ascoltatore. Questo accade con l’Arcadia». La differenza tra professionismo e non professionismo sta anche nel tempo a disposizione per le prove: «Con l’Arcadia abbiamo insieme l’obbligo e la possibilità di provare per diversi mesi, di poter scavare in profondità nel brano, di maturare insieme alla composizione. Di norma, con le orchestre professionistiche abbiamo a disposizione due o tre giorni: il risultato può essere bellissimo, ma a volte meno personale». C’è, a questo proposito, qualcosa che un’orchestra di non professionisti non può suonare? «Io credo di no», risponde il direttore. «L’Alborada del gracioso, per esempio, è un brano eseguito assai raramente e che molti professionisti non hanno mai suonato. La Romeo and Juliet Fantasy Ouverture di Ciaikovski, allo stesso tempo, è qualcosa di molto complesso anche per un’orchestra di professionisti, anche se è meglio dire che la difficoltà più grande è per il direttore d’orchestra: in quanto brano filosofico, spesso per uscire dal problema che questa dimensione pone, chi dirige sceglie i tempi veloci, virtuosistici, così da nascondere le zone oscure nelle quali non sa cosa fare di preciso. Ho già avuto occasione di dirigere questo brano e in questi quattro-cinque mesi di prove con l’Arcadia mi si sono aperte nuove strade, già illuminate dalle sinfonie di Ciaikovski che come violinista ho suonato con l’Osi». Più che i tempi veloci, dunque «si cerchino piuttosto i manoscritti di Ciaikovski nei quali si dice che questo tema era stato proposto da Mily Balakirev, amico di Ciaikovski, riferendosi al peso naturale della sciabola, arma pesantissima e che non può essere troppo veloce». Se mai esistono difficoltà tecniche per compagini non professionistiche, spiega Nikiforoff, «sono quelle di sempre, come la possibilità di migliorare l’intonazione dei fiati, una delle questioni eterne per noi esseri umani: per un professionista è più facile arrivarci subito, ma gli amatori lo fanno con fiducia e volontà, aspetto stupefacente che sarebbe da approfondire scientificamente, perché la passione per la musica fa miracoli».

Mandolini? Sì, ma con rispetto

«Nino Rota è stato una scoperta per me: sarà una scoperta per il pubblico», sentenzia Nikiforoff. E allora chiudiamo con le parole di chi ha scelto il suo Concerto per arpa e orchestra. Presto, di Elisa Netzer, uscirà un disco registrato insieme a Duilio Galfetti, incentrato sul repertorio virtuosistico italiano di fine Ottocento per arpa e mandolino. Tra l’estate e l’autunno, l’arpista continuerà a fare musica da camera, una delle sue grandi passioni, con lo stesso Galfetti, Tommaso Maggiolini al flauto ed Ekaterina Vaiulina al violino. Premesso che, una volta tanto, del ‘Padrino’ ai Concerti di Primavera non si ascolterà nemmeno una nota, dice l’arpista: «Altrove non si resiste proprio a non suonare quel pezzo (sorride, ndr), sembra quasi che Rota non possa esistere se non ricondotto ai film, e sempre con l’intento di ‘alleggerire’ il programma. Tante volte, fuori dall’area mediterranea, l’idea di suonare musica italiana scade nel “sì, facciamo quella cosa con il mandolino!”. È esattamente ciò che non va fatto con Rota, al quale va restituita la piena dignità che rende perfetta la sua musica, da suonare con assoluto rispetto».

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2024-05-22T07:00:00.0000000Z

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