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Era Anouk Aimée, stella della Dolce Vita

L’attrice francese è morta a Parigi all’età di 92 anni

“È una festa la vita, viviamola insieme”, dice Guido rivolgendosi alla moglie Luisa, nel finale di ‘8½’, film premio Oscar 1964. “Non so se quello che hai detto è giusto, ma posso provare, se mi aiuti”, risponde lei, aprendo così la ‘Passerella d’a ddio’ sulle note di Nino Rota, tra le scene più celebri del cinema mondiale. Guido era Marcello Mastroianni, Luisa era Anouk Aimée, musa della ‘Dolce vita’, film che l’ha vista indimenticabile protagonista al fianco dell’attore italiano. L’attrice francese è morta nella sua Parigi all’età di 92 anni.

Aimée, icona in Italia e in Francia, ha recitato anche per Claude Lelouch, Jacques Demy, Sydney Lumet, George Cukor, Julien Duvivier e altri grandi registi. “È stata una delle attrici più belle al mondo, aveva occhi carismatici e una voce profonda. Non doveva fare troppi sforzi sul set, aveva una luce che ammaliava”, ricorda all’Ansa il regista Marco Bellocchio, che nel 1980 la diresse in ‘Salto nel vuoto’ con Michel Piccoli, film che valse a entrambi gli attori il premio a Cannes. Nata a Parigi nel 1932 come Nicole Dreyfus, Anouk Aimée aveva cominciato a recitare per il cinema negli anni Quaranta; la sua carriera era decollata con la Nouvelle Vague, negli anni Sessanta.

Sulle spiagge di Normandia

A renderla immortale agli occhi dei francesi non è stato Fellini, bensì ‘Un uomo, una donna’di Lelouch, al fianco di JeanLouis Trintignant, film Palma d’Oro a Cannes nel 1966 con le musiche altrettanto indimenticabili di Francis Lai, che le valse il Golden Globe come migliore attrice nonché una nomination agli Oscar. “Anouk, la mia Nounouk, ci ha lasciati questa mattina. È sempre stata una compagna di viaggio, la mia amica di sempre. Mi ha dato tutte le mie fortune e mi ha detto ‘sì‘ quando, giovane cineasta, gli altri mi dicevano ‘n o’. Grazie a lei, solamente a lei, ho frequentato la luce”, scrive su Instagram Lelouch. “La sua silhouette e la sua grazia – prosegue il regista 86enne – resteranno per sempre scolpite sulle spiagge di Normandia”.

Nel corso della sua carriera, Anouk Aimée ha prestato il proprio talento ai più grandi registi del cinema francoitaliano del XIX secolo. A lanciarla, nell’immediato dopoguerra, fu André Cayatte, con gli ‘Amanti di Verona’(1949). “Ho cominciato con Carné, Becker, Duvivier, Bertolucci, Lumet, Altman...(Claude) Lelouche è stato qualcuno di importante per me e Fellini era il Monte Bianco”, disse intervistata dall’agenzia France Presse nel giorno in cui le consegnarono l’Orso d’Oro alla carriera a Berlino. Sposata con il regista Nico Papatakis, con il compositore Pierre Barouh e con l’attore britannico Albert Finney, l’attrice si era fatta più discreta negli ultimi anni, salvo un commovente ritorno a Cannes nel 2019 per riformare la coppia leggendaria di ‘Un uomo e una donna’ con Trintignant, in un sequel girato da Lelouch.

Stella luminosa di una Ville Lumière

“Anouk che porta bene il suo cognome – l’abbiamo tanto amata!”, scrive su X la ministra francese della Cultura, Rachida Dati, giocando sul cognome dell’attrice (‘aimée’, in francese ‘amata’). Una “parigina nel cuore, abitante del 18esimo arrondissement e della Butte (collina) di Montmartre che amava tanto. Non la dimenticheremo”, sottolinea da parte sua la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ricordando la rapida dimensione europea che prese la sua filmografia. A cominciare dai tanti film girati tra Roma e Parigi, le due capitali unite da uno storico gemellaggio non soltanto artistico. Per Hidalgo, l’attrice “era il simbolo dell’eleganza, del talento, dell’impegno. Una grande attrice ma anche una fervente militante per la protezione della natura e degli animali”. La sindaca annuncia un prossimo omaggio della Ville Lumière a una delle sue stelle più luminose, che continuerà a brillare ancora a lungo nel cielo di Montmartre.

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2024-06-19T07:00:00.0000000Z

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