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Dalla zappa alle criptovalute

Dagli ex insegnanti ed esperti della materia Rosario Talarico e Gianni Tavarini una nuova storia di questo cantone ne ‘Il Ticino nella Storia’

Di Orazio Martinetti

Il Ticino, inteso come Stato e repubblica, è una creazione relativamente giovane, frutto di un atto di mediazione imposto da Napoleone. Di conseguenza anche la costruzione della sua identità (o “personalità”, come amava dire Gilardoni) è stata lenta e discontinua. Fatto il Ticino occorreva fare i ticinesi, ma questo compito incontrava sempre qualche ostacolo, sia nell’opinione pubblica (ampiamente condizionata dalle baruffe partitiche), sia nelle élite urbane. Soltanto a cavallo dell’Otto-Novecento, in occasione delle prime ricorrenze centenarie (1898-1903), politici e storici incominciarono a collaborare per instillare nella cittadinanza il senso di un’appartenenza a una patria comune. Compito che la repubblica tradusse in monumenti (obelisco a Bellinzona, opera dello scultore Natale Albisetti), in targhe commemorative, feste di popolo e naturalmente in mostre e pubblicazioni. E così si è proseguito per tutto il Novecento, con un’accelerazione nel 1998 (bicentenario della fine del regime dei baliaggi) e il 2003 (bicentenario del cantone). Tutti appuntamenti celebrativi, ma anche occasioni per finalmente dare alle stampe ricostruzioni aggiornate, come l’opera coordinata da Raffaello Ceschi, Paolo Ostinelli e Giuseppe Chiesi (tre volumi – di cui il primo diviso in due tomi – editi tra il 1998 e il 2015).

Una radiografia multiforme

Da allora sono trascorsi quasi trent’anni: era quindi giunto il momento di riprendere il filo del discorso, puntando l’obiettivo sulle vicende più recenti (che in parte ritroviamo ancora nelle cronache quotidiane). Fatto sta che due ex insegnanti ed esperti della materia, Gianni Tavarini e Rosario Talarico, si sono messi al lavoro, consegnandoci questa nuova opera, pubblicata da Dadò sotto il titolo ‘Il Ticino nella Storia’. I due autori, pur prendendo le mosse dal periodo dei baliaggi, dedicano le loro cure soprattutto agli ultimi due secoli, con incursioni negli anni a noi vicini. Dai percorsi considerati (l’uno cronologico, l’altro tematico), emerge una radiografia della società ticinese multiforme, dove i processi socio-economici, demografici, urbanistici s’intrecciano con il sistema politico, la sanità pubblica, lo sviluppo dello Stato sociale, le innovazioni nel settore scolastico, la crescente presenza delle donne nella vita pubblica, l’informazione radio-televisiva. Assodato che il cambiamento è la cifra di ogni società, ciò che allo storico interessa è la qualità, la velocità e l’intensità del movimento. Quasi immobile tra le due guerre mondiali, un ventennio in cui ha prevalso la stagnazione, il cantone ha ripreso la sua corsa dagli anni Sessanta in poi, con l’esplosione del settore terziario e con il graduale inserimento della regione nel più ampio complesso delle relazioni nord-sud, attraverso vie di comunicazione come l’autostrada e il traffico aereo. Nel frattempo mutava anche la struttura sociale della popolazione, conseguenza di un aumento dei flussi migratori e dell’opportunità di accedere agli studi universitari. Da questa nuova costellazione è scaturito un largo ceto medio riflessivo, sensibile all’offerta culturale: librerie, biblioteche, case editrici, musei, concerti, giornali, circoli, media elettronici pubblici e privati. Una maturazione intellettuale che è poi sfociata nella creazione di istituti superiori (Usi-Supsi) e di centri di ricerca attivi nel campo dell’informatica (supercalcolatori) e della biomedicina.

Sappiamo però per esperienza che il progresso non è mai lineare. E ha sempre una doppia faccia, positiva e negativa, luminosa e opaca. Si pensi al ruolo dell’edilizia, che ha cementato i fondivalle e trasformato i borghi in agglomerati informi; si pensi al traffico che soffoca interi distretti e, sul piano sociale, alla difficoltà, cronica ormai, di lasciarsi alle spalle la zavorra dei bassi salari e della nuova povertà. Un gravame che ritroviamo riflesso anche nelle ricorrenti crisi finanziarie dello Stato.

Il volume ora in uscita nelle edizioni Dadò propone un cammino nella storia del Ticino che sicuramente susciterà reazioni e riflessioni: sulla strada fin qui percorsa, sulle occasioni colte o mancate, ma anche sugli interrogativi che la fase in cui siamo immersi suscita, tra ritardi atavici e la terra promessa dei bitcoin e dell’intelligenza artificiale.

Rosario Talarico, Gianni Tavarini, Il Ticino nella Storia. Con ricco apparato di tabelle, grafici e illustrazioni. Armando Dadò editore, Locarno, 2025.

CULTURE E SOCIETÀ

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2025-12-17T08:00:00.0000000Z

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