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U n’oasi chiamata Grin Festival

Tra musica e teatro, dal 5 al 7 luglio mezzo mondo si ritroverà a Roveredo, sede della tre giorni grigionese. Parla Nico Fibbioli, direttore artistico

‘Oasi armoniosa di convivenza’, recita la comunicazione ufficiale. «Un festival di musica e di teatro, per famiglie e per bambini», dove musica, teatro, workshop e laboratori «non prevedono i gonfiabili dove parcheggiare i più piccoli, ma sono un programma fruibile anche dai bimbi». Parola di

Nico Fibbioli, direttore artistico del Grin Festival che torna dal 5 al 7 luglio a Roveredo con gli intenti di sempre, celebrare la bellezza delle culture e delle tradizioni del mondo. Citando per intero, un festival “dedicato alla promozione della diversità culturale e alla lotta contro i pregiudizi”, per creare quell’oasi di armoniosa convivenza di cui sopra, in sintonia con la natura.

Estratti

La musica è la parte preponderante del Grin, che ospita quest’anno – ciò che segue è solo un estratto – i Sonora Mazurén, dalla Colombia, messaggeri di cumbia continentale, chicas psichedeliche e fuzz africano, ma anche la cantante franco-ticinese Mireille Ben con il suo Progetto Vulcano. Dalla Finlandia arriva la musica selvaggia di Antti Paalanen, che aggiorna la tradizione locale con la tecnologia del suono, dalla Polonia arrivano le tre Sutari, fusione femminile di tradizione e modernità che caratterizza anche le Assurd, dalla vicina Italia. Da Nicosia, Cipro, il groove dei Buzz’ayaz e dal Kurdistan i Danûk, che remixano canzoni popolari curde. Dal forte significato anche visivo sono i Fulu Miziki, collettivo che arriva dal Congo, con tanto di maschere e costumi a dare un messaggio di pace e insieme denunciare l’emergenza ecologica della Repubblica Democratica.

Vista la collocazione, quello del Grin festival è un teatro a cielo aperto, che va dal teatro di strada alle rappresentazioni tradizionali. Dalla Germania arriva la clownerie del Duo Minuusch, dalla Francia il trapezio flamenco di Xyomara La gitana; dall’Italia la giocoleria, il teatro fisico, la magia comica e la ‘acrobatica eccentrica’ del Circo Pacco, condotto da “due autentici cialtroni” (autodefinizione), Frank Duro e Gustavo Leumann. Si segnalano anche il teatro site sensibile franco-svizzero-messicano degli Onyrikon e le cuoche strampalate chiamate Strologhe, dall’Italia con il loro ‘teatro di cibo’. Nel Grin Café, spazio di incontro e scambio culturale, workshop e dibattiti.

Ethno Camp

Il Grin Festival ha al suo interno l’Ethno Camp – da domani a domenica 7 luglio – e ne è l’unico depositario per la Svizzera. Parte del più esteso programma internazionale denominato ‘Jeunesses Musicales International’, l’Ethno Camp riunisce giovani musicisti da tutto il mondo e li mette in relazione tramite workshop, performance e jam session, guidati da ‘leader’, figure musicali di riferimento che arrangiano e coordinano. «Non è una lezione, è una condivisione musicale, di esperienze, di cultura», aggiunge Fibbiani, che un paio d’anni fa ci confessò lo scarso interesse del Ticino per l’iniziativa, e quello tiepido del resto della Svizzera. Quanto alla Svizzera italiana, le cose sono più o meno invariate, di ticinesi nemmeno l’ombra, ma «abbiamo finalmente un paio di svizzeri, che arrivano grazie alla presa di contatto con le scuole di musica tradizionale svizzera di Altdorf e Lucerna. Rimane difficile far passare il messaggio ed è un vero peccato». Come mai? «Per diffidenza, perché le persone non sanno di cosa si tratta, e quando poi scoprono l’Ethno Camp, si apre loro un mondo».

L’iniziativa è dedicata a partecipanti under 30 ed è finanziata dall’Unione Europea per promuovere la musica tra i giovani. «Ti apre un network incredibile. Ho parlato con molti musicisti da tutta Europa ai quali l’Ethno Camp ha cambiato la carriera musicale, ha aperto prospettive non immaginabili prima, portandoli in contatto con altri musicisti, anche professionisti, e da tutto il mondo. Se a quell’età avessi avuto la possibilità di fare un Ethno Camp, l’avrei fatto a occhi chiusi, sarei stato due settimane all’estero, spesato, a suonare con artisti di ogni parte della Terra». L’Ethno Camp, lo dice il nome, è dedicato alla musica etno-folk, i rapper devono scegliersi altro. «Può cambiare la vita, o comunque lasciare un’esperienza che può essere indimenticabile».

Niente costine

Roveredo è molto distante da quel che è successo in Mesolcina, Nico vuole sottolinearlo. «Dal punto di vista della viabilità, la città è normalmente raggiungibile, nulla è cambiato. È un concetto che tengo a far passare perché stiamo ricevendo decine di messaggi in cui si chiede se l’evento ci sarà. Quello che è cambiato un poco è semmai il nostro stato d’animo, è cioè il dolore per una disgrazia accaduta a due passi da qui. Siamo vicini a tutti coloro che l’hanno vissuta». Il festival dunque ci sarà, e con qualunque tempo: «Dal mio punto di vista, questa è l’edizione più strutturata, perché lo scorso anno abbiamo sperimentato un sistema di tende che riparano dalla pioggia e anche dal sole, che negli ultimi anni è stato un grosso problema per tutti gli eventi mattutini e pomeridiani. Ora l’ombra c’è anche a mezzogiorno».

Con tutte le attenzioni all’eco-sostenibilità – nulla inquina, tutto si ricicla – il Grin porta come novità quella dell’essere per la prima volta completamente vegetariano: «Io non lo sono, vegetariano, ma ci è sembrata una proposta diversa dal solito. Chi volesse mangiare le costine potrà continuare a farlo, non facciamo la morale a nessuno, ma dovrà rimandare la cosa». E noi rimandiamo a www.grinfestival.ch per tutto il resto del programma, dicendo dei biglietti, in prevendita sul sito ufficiale solo fino a domenica. L’acquisto online porta con sé, offerto dal festival, l’abbonamento Arcobaleno Ffs per tutto il Ticino, per tutti i giorni del Grin.

CULTURE E SOCIETÀ

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2024-06-27T07:00:00.0000000Z

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