È morto il 15 dicembre, a 78 anni nella sua casa a Taos in New Mexico, dov’era accudito dalla moglie e manager Sharon e la figlia Marie. Joe Ely è stato uno dei capisaldi del cantautorato country texano, un musicista che nel suo ricco percorso (tra i suoi fan più noti c’è Bruce Springsteen, che ha anche collaborato con lui) aveva anche integrato delle sonorità rock e progressive, andando in tour, fra gli altri con Rolling Stones, The Clash (sua una delle backing vocals, fra le altre, per ‘Should I Stay or Should I Go’) e Tom Petty and the Heartbreakers. A causare il decesso, si legge nel comunicato pubblicato sul profilo Facebook ufficiale, sono state le complicazioni legate alla demenza a corpi di Lewy, morbo di Parkinson e polmonite, patologie rese pubbliche dal cantautore in settembre.

Nato nel 1947 ad Amarillo in Texas, Ely ha il suo primo impatto con la musica cantando nel coro della First Baptist Church; a 8 anni è fondamentale per lui – lo aveva raccontato nel 2014 alla Texas Public Radio – l’aver visto Jerry Lee Lewis esibirsi dal vivo. Prima della chitarra impara a suonare il violino nell’orchestra della scuola. Poi, parole sue, “quando avevo circa 11 o 12 anni, Buddy Holly era appena morto e tutti i bambini di Lubbock (dove si era trasferito con la sua famiglia, ndr) suonavano una Stratocaster” e così “il violino è stato messo nella custodia e ho collegato la Stratocaster”.

Joe Ely ha raggiunto il successo a inizio anni Ottanta con la pubblicazione del suo quarto album in studio, ‘Musta Notta Gotta Lotta’. Tra le esperienze musicalmente più importanti della sua carriera c’è quella con i Flatlanders, fondati a inizio anni 70 con Butch Hancock e Jimmie Dale Gilmore. “Grazie a loro – aveva spiegato – ho iniziato a guardare il West Texas in modo diverso”.